Il grande immaginifico, il Poeta Guerriero, l’esteta armato, aveva cantato la sua città nel realismo magico delle novelle da Pescara. L’altra anima pescarese è l’ironia sorniona e cinica di Ennio Flaiano, nato a poche decine di metri da casa D’Annunzio, a quasi cinquant’anni di distanza. Da bambino, guardava la vecchia madre del Vate struggersi di malinconia per il figlio lontano. Lontanissimo dalla retorica dannunziana, Flaiano ha raccontato la provincia balneare e vitellona della sua città, riversandola nel mondo onirico di Fellini.
Alcuni pescaresi, tra ironia, imprenditoria e vocazione all’impresa spettacolare, hanno fatto rivivere il mito di D’Annunzio in pieni anni Ottanta. Gente che si buttava a mare con la motocicletta, a Capodanno, come Eriberto Mastromattei, compianto re della balneazione pescarese. O come Gino Pilota, socio di Benetton, intimo di Ayrton Senna, a cui aveva fatto conoscere e amare Pescara. E c’è poi la Pescara campione d’Europa di pallanuoto, con l’asso spagnolo Estiarte, quella del calcio champagne di Galeone prima e di Zeman poi, e quella vitalissima e notturna degli anni Settanta, con i suoi calciatori talentuosi e nottambuli, come Giorgio Repetto. O come Marco Masoni, talentaccio dal ginocchio friabile, che secondo alcuni ispirò ad Andrea Pazienza la fisicità del suo personaggio più celebre: Andrea Zanardi. Nella vita Masoni assomigliava più a Pentothal, tra passione politica, chitarra blues e fughe hippie alle Barbados, nauseato dal conformismo del calcio italiano.