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A Tollo l’arte per custodire la pace

Tollo. Dopo la presentazione tenuta nel Museo Michetti, dal 13 dicembre al 15 dicembre, a cura di Massimo Pasqualone, si sposta a Tollo la ricerca artistica del progetto Seven wisches for the peace, sette donne, sette artiste, sette idee, sette opere per custodire la pace, sette messaggi di femminile speranza.

Si tratta, innanzitutto, di un prezioso itinerario di meditazione interiore, dove si intrecciano la non-violenza, la gioia, la speranza, nella consapevolezza che l’arte può dire tutto questo. L’arte è, infatti, un cammino, una via, un complesso itinerarium mentis e la complessità è legata soprattutto alla modernità o postmodernità, un’epoca dove, comunque, l’artista estroietta, erutta, tira fuori emozioni, sentimenti, gioie, tristezze e lo fa verso quel di più ontologico che è il Tu. L’artista ha una sensibilità particolare, vive il tempo della speranza e del futuro; l’artista, poi, sente chiaramente il dolore e la sofferenza nel mondo, ma si la muerte es la muerte que serà de los poetas? dice Federico Garcia Lorca. L’arte sa bene che c’è sempre qualcosa di profondo nel dolore, quasi di metafisico, perché- direbbe Ernesto Treccani- “soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimere la bellezza”. Chi dire di fronte al dolore? Che fare? L’artista, a questi interrogativi, risponde, non con un guardarsi indietro nella storia dove da sempre si addensa intorno alla disgrazia uno stuolo di voci, un nugolo di parole, considerazioni, consigli, esclamazioni, stupori, andirivieni… L’artista agisce, è concreto nella sua idealità, sa che la lebbra più brutta è l’indifferenza, direbbe Raoul Follereau, e si fa solidale nella produzione artistica. Ascoltate quanto scriveva nel 1989 Adriano Bausola: “Si è solidali se ci si fa, attivamente e discretamente, prossimi agli altri uomini, se si riesce a condividere, con gli altri, problemi, bisogni, speranze, e ad operare di conseguenza”. La solidarietà è declinare una grammatica dell’inclusione, aprirsi al volto dell’altro, comunicare la propria realtà; è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, come recita il n.38 della Sollicitudo rei socialis. Questo vale ancora di più quando, come in questo intenso progetto artistico, la coscienza del limite diviene fondamento allo sviluppo della persona, quando, come nelle proposte artistiche significate, l’arte abita la storia, la abita perché la vede, ne possiede il passato, costruisce il presente, prova ad interpretare il futuro. Ed è nel futuro che abita la speranza, quando l’arte diviene ontologia del non ancora, pensa la speranza, balbettando il futuro, fa dell’euristica della paura uno dei suoi strumenti di comprensione. Queste le artiste: Gelsomina Rasetta, Manuelita Iannetti, Fabiola Murri, Concetta Palmitesta, Sandra Peraglie, Ippolita Ranu, Alessandra Colella.