Le migliori cose del mondo arrivano da fuori. L’Italia, da sempre popolo di amatori e scrittori, non sono riusciti negli ultimi anni a tirare fuori un film che abbia saputo affrontare, con ironia e leggerezza, il tema delicato della crescita e della maturità individuale. Se le commedie di Giuseppe Veronesi o di Federico Moccia scadono in un imbarazzante nonsense ridicolizzando un filone tanto caro al cinema italiano, la regista brasiliana Lais Bodanzky riesce invece nell’intento di apportare modifiche al genere e far riflettere grazie ad una sottotrama che troppo scontata non è.
Tra genitori separati per via di un padre scopertosi gay e fratelli che vorrebbero optare strade suicide per delusioni amorose, la vita di Hermano, anzi, Mano per i pochi amici, non trova consolazioni neanche fuori dalle mura domestiche tra un amore che non decolla e amicizie ingombranti. I temi caldi nel film Le migliori cose del mondo ci sono tutti che, per la paura di diventare scomodi cliché, la regista Bodanzky decide di proporli in due modi diversi: chi preferisce guardare al film con aria spensierata potrà goderselo senza interruzioni (ma avrà da ridere su alcuni aspetti troppe volte ripetuti) chi, invece, riuscirà a leggere tra le righe, uscirà soddisfatto da una visione che non sia solo puro intrattenimento.