Nelle scorse settimane a Pizzoli (AQ), durante i lavori di installazione di un tratto di condotta idrica in località Scentelle, sono stati trovati in un sepolcro funebre, i resti di una ragazza che, a dirsi dalla ricchezza del corredo, quasi sicuramente apparteneva ad una famiglia di notabili, forse principi.
Il monumento sepolcrale a pianta circolare – inquadrabile cronologicamente tra la fase recente della prima età del Ferro e l’età Orientalizzante (prima metà dell’VIII sec. a.C.) – è del tipo “a tumulo”, di pietre a secco, con un diametro di circa sei metri. L’anello esterno, con accezione fortemente simbolica, è costituito da un margine (“crepidine”) realizzato con porzioni rocciose disposte di taglio, a contenere la collinetta artificiale che custodiva la sepoltura.
La parure comprendeva due grandi fibule di bronzo con staffa a disco: una a motivo spiraliforme, fermava il drappeggio delle vesti sulla spalla sinistra; l’altra,posizionata sul petto, con il doppio motivo del triplice cerchio concentrico inciso, qualificava il corredo personale con un grande anello di sospensione e pendagli sempre di bronzo. Sul ventre, a concludere la parure sul pettorale, due probabili pendagli di bronzo, del tipo spiraliforme a fascetta.
Anellini di bronzo disposti in maniera ordinata e simmetrica sul petto, fermati sul vestito a partire dalla testa verso il bacino, descrivono una vestizione da parata con velo copricapo. La stoffa dell’abito, probabilmente lana, a giudicare dalle impronte dell’orditura sulle tracce di organico, poteva essere arricchita da elementi o decorazioni in lamina di cuoio e lacci, a stringere e fermare attraverso i numerosi anellini di bronzo rinvenuti in posizione funzionale.
Lo scavo archeologico, eseguito sotto le direzione della Soprintendenza per L’Aquila e cratere dal 5 al 7 luglio 2017, è stato condotto dal funzionario archeologo responsabile Vincenzo Torrieri con gli archeologi esterni Daniela Moscianese e Maria Gaudieri, incaricati dalla committenza ai fini della sorveglianza dei lavori di scavo per l’installazione dell’acquedotto. Il restauro del corredo funerario è stato affidato al laboratorio aquilano MiMarc, di A. Mignemi, con oneri sostenuti dalla società Gran Sasso Acqua.
“Questi luoghi continuano a riservare inattese sorprese in ogni situazione, in ogni occasione in cui i lavori pubblici o privati investano il sottosuolo, anche a minime profondità. E’ la conferma della necessità di mantenere sempre e dovunque la massima attenzione, rispettando tutti gli obblighi di legge fissati dal Codice degli appalti in materia di archeologia preventiva e, soprattutto, affiancando sempre ai lavori le doverose attività di indagine, ricerca e studio attento.” afferma la Soprintendente Alessandra Vittorini. “Il territorio dell’Aquila ha radici e frequentazioni antiche di cui restano pregevoli testimonianze, su cui a volte camminiamo ignari. Segni di un passato da riscoprire, tutelare, conoscere e valorizzare.”
La descrizione della sepoltura è a cura del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo