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Music Good Times – Massive Attack “Heligoland”

Signori  i Massive Attack sono tornati. Dopo 7 lunghi, per noi lunghissimi, anni di attesa. Anni ben spesi, ve l’assicuriamo.
Heligoland è un album bellissimo, in cui i maestri  fondatori del Bristol Sound, dai più conosciuto come

Trip Hop (ma, come dice marcodj, i Massive odiano quel termine), tornano ad incantare con le atmosfere dark ed ipnotiche che ce li hanno fatti adorare da quando abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare l’album perfetto: Mezzanine.

Il suono, l’utilizzo delle voci, gli “effetti” posati e cadenzati, mai esagerati. 3D ritrova ispirazione e sintetizzatori amici, pronti a sussurrargli grande musica.
Se i concittadini Portishead con Third avevano un  po’ deluso le aspettive, lo stesso non si può dire  di Del Naja (3D) e Marshall che, oltre al ritrovato sound, si avvolgono come sempre di collaborazioni importantissime. Damon Albarn  (Blur, Gorillaz, The Good The Bad and The Queen), Hope Sandoval (Warm Invention), Horace Andy (già singer in Blue Lines e Mezzanine), Martina Topley Bird (che vanta collabozioni con Gorillaz, Primus, QOTSA,Tricky), Guy Garvey (I am kloot, Elbow) ed infine Tunde Adebimpe (Tv on the radio).
Proprio con la collaborazione di quest’ultimo si apre il full lenght dei MA, la canzone è Pray for Rain. Parte subito molto Dark, quel Noir affascinante, gotico. La voce di Adebimpe sembra distaccata, ma è di certo l’effetto cercato, voluto ed ottenuto. Percussioni, synth e soul ci introducono all’ascolto del nuovo lp, con ritmo cadenzato, prendendoci per mano, trasportandoci all’interno del labirintico districarsi di Heligoland.

 

Labirinto nel quale tante sono le vie da cercare ed i suoni da seguire.

In Babel spunta una dub-line che si avvicina molto a sonorità drum&bass sempre in downbeats, assoluto brand di Bristol,e sembra in alcuni momenti avvinicinarsi addiritura a ritmi reggae, tanta e tale è la genialità di 3D & Daddy G nel mescolare suoni e ritmiche. Perfetta nell’esecuzione Martina Topley Bird che non manca di ripetersi in Psyche, pezzo devastante, dimostrando come sia in assoluto una delle migliori voci Inglesi in circolazione.

Splitting the atom (che adoriamo), si avvale di tre voci in una sola canzone (Del Naja – Marshall – Horace Andy) per un puro, cupo, acido trip-hop che riporta alla mente momenti di Protection, così come Girl I love You sembra strappata via dalla tracklist di Mezzanine, con quel “forever” echo powered sul quale vorremmo un docg massivo.

Sembra mixata dai Nine Inch Nails traccia number six, Flat of The Blade, dove il basso viene affidato a Damon Albarn (foto, anche alle tastiere in Splitting the Atom) e in cui la voce di Guy Garvey degli Elbow è a pieno titolo la naturale estensione del suono che potrebbe tranquillamente richiamare anche Kid A/Amnesiac dei beneamati Radiohead.

Piano minimal, la voce della bravissima Hope Sandoval e suoni che di nuovo riportano a Mezzanine, Paradise Circus è la perfetta lullaby emanata da un carillon made in Bristol autografato Massive Attack.

Saturday comes slow, dipinge contorni e atmosfere da ballad. Chitarra acustica suonata da Adrian Utley (collaboratore dei Portishead) mentre torna “a fare il suo lavoro”, la voce, Damon Albarn, il tutto accompagnato da una tastiera lieve, a farci cadere in un old style songwriting che invita al  riascolto. Su Rush Minute prende il microfono Del Naja ponendo un “timbro di fabbrica” , nel caso qualcuno dubitasse, nel caso le roots non fossero chiare, nel caso qualche sprovveduto stesse sorridendo. 

 Atlas Air chiude l’album con un turbine di synths, di suoni elettronici molto’80   e psichedelia pura che dissocia dalla realtà e rema dritto verso Heligoland. Dritto su quest’isola della costa Tedesca bombardata in continuazione durante la seconda guerra mondiale, che oggi sorride, ben felice nel subire un nuovo, devastante attacco da parte del beneamato duo .

Un Attack sonoro senza precedenti, che pone una nuova pietra miliare nella storia dell’ elettronica e, in generale, nella musica di inizio secolo.

 

AllTheBest

Ivan Cesare Caponi, Marco Martire