“Il mondo della politica ha il dovere morale, compattamente e all’unisono, di far sentire la propria voce affinché a Denis Cavatassi, l’imprenditore 51enne di Tortoreto condannato a morte in Thailandia quale mandante dell’omicidio del suo socio in affari, venga garantito un giusto processo e che, se ritenuto colpevole in via definitiva, la pena capitale venga commutata in ergastolo.
Il presidente Giovanni Lolli si attivi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Quirinale al fine di ottenere un interessamento formale al caso da parte di Giuseppe Conte e Sergio Mattarella sia presso la magistratura thailandese che nei riguardi del sovrano Rama X”. E’ netta ed esplicita la richiesta che il Consigliere Leandro Bracco ha reso nota tramite un comunicato stampa diramato nella giornata odierna. “Da ben sette anni – spiega l’esponente di Sinistra Italiana – il tortoretano Cavatassi si trova in un carcere thailandese a causa di un’accusa che sin dal primo giorno ha sempre respinto e cioè di essere stato colui il quale avrebbe ordinato l’assassinio di Luciano Butti, imprenditore toscano con cui gestiva un ristorante a Phi Phi Island, una delle mete turistiche più rinomate della Thailandia”.
“L’imprenditore – prosegue Bracco – si è sempre proclamato innocente e nell’ambito della lunga detenzione alla quale è stato sottoposto ha più volte lamentato ripetute violazioni di matrice giudiziaria e ha anche asserito di essere stato torturato e di vivere in condizioni detentive disumane.
In aggiunta i fratelli di Denis e cioè Adriano e Romina Cavatassi hanno affermato che il loro congiunto sarebbe stato condannato alla pena di morte non si sa bene in base a quali prove considerato che il poliziotto che ha condotto l’inchiesta sull’omicidio Butti non si è nemmeno presentato in tribunale per rendere testimonianza”. “Fermo restando la totale indipendenza, sovranità e autonomia decisionale di cui la Thailandia si fa legittimamente portatrice.
“Anche se Denis Cavatassi fosse condannato in via definitiva per omicidio, tutte le persone che aborrano la pena di morte hanno il dovere di impegnarsi affinché a Cavatassi stesso la vita sia risparmiata. Nessuno – conclude Leandro Bracco – deve toccare Caino”.