“Il problema delle chiusure delle scuole è ricaduto, come era facile immaginare, soprattutto sulle donne”. A sottolinearlo sono la Cgil Teramo, Spi sindacato pensionati cgil ed il Coordinamento Donne Cgil Teramo.
“Lo dimostra il fatto che in quei nuclei familiari dove è possibile richiedere il congedo parentale straordinario, ad utilizzarlo, e dunque a scegliere di guadagnare il 50% in meno, sono soprattutto le donne. Questo è un fatto non dovuto esclusivamente all’idea della famiglia tradizionale tipicamente nostrana, per la quale il carico familiare è riservato soprattutto alle donne, ma anche perché guadagnando mediamente tra il 10 e il 18% in meno rispetto agli uomini, la scelta tra chi, tra mamma e papà, debba prendere il congedo retribuito al 50% è presto fatta. Già prima di questa situazione i dati sull’occupazione femminile, prima e dopo la nascita dei figli, risultano essere inquietanti: i figli segnano uno spartiacque, infatti, dopo la nascita del primo figlio, le donne rientrano a lavorare molto spesso con un part-time involontario; mentre, dopo la nascita del secondo, a lavoro non rientrano proprio, non solo perché l’organizzazione familiare inizia ad essere scomoda per il datore di lavoro ed inconciliabile con gli impegni lavorativi, ma anche perché ciò che guadagnerebbero lavorando, basterebbe a malapena a pagare asili nido”.
E ancora: “Quando la fase due consentirà a mamma e papà di tornare a lavorare, o magari di riprendere la ricerca del lavoro, la scuola continuerà a rimanere chiusa, e qualcuno ai figli dovrà badare. Il trend che abbiamo avuto fino a prima che scaturisse l’emergenza, non solo si confermerà, ma molto probabilmente farà alzare la curva che segna gap tra mamme e papà. Le misure messe in atto fino ad oggi, non bastano. Sono già terminate. I congedi straordinari possono essere chiesti per un massimo di 15 giorni per mese e il voucher baby sitter di 600 euro non risponde alle vere esigenze temporali. La disuguaglianze sociali ed economiche tra uomini e donne aumenteranno se le istituzioni le continuano a considerare semplici fatalità: bisogna affrontarle, invece, perché è giusto porvi rimedio, oltre ad essere compito delle istituzioni”.
E concludono: “Per tutto questo, riteniamo necessario pensare una nuova politica industriale e di sviluppo sostenibile, cambiare il sistema produttivo e l’organizzazione del lavoro con i suoi orari e i suoi ritmi, prevedere un cambiamento nel settore dei trasporti funzionale alle esigenze delle famiglie e un sistema di protezione sociale realmente universalistico. Pertanto, anche a livello territoriale, riteniamo necessario aprire un confronto con le istituzioni e le organizzazioni sociali per disinnescare gli elementi che potrebbero spingere all’espulsione delle donne dal sistema produttivo”.