Arrestata la banda che faceva razzie nelle abitazioni tra Marche, Abruzzo (Val Vibrata in maniera particolare). La scorsa notte gli uomini della squadra mobile di Ascoli Piceno, in collaborazione con la polizia stradale di San Benedetto, hanno arrestato 4 cittadini albanesi, tutti irregolari in Italia, da poco rientrati dall’ennesimo raid.
In manette sono finiti: Arlin Cera di 32 anni (precedenti per ricettazione già gravato da provvedimento di espulsione), Mateo Gjieta, 28 anni, Rigels Vlashi di 24 con precedenti specifici, Admir Vata di 25.
Dietro all’arresto dei 4 componenti della banda, che imperversava nella zona con una serie di furti in abitazione, c’è un lavoro di appostamenti e pedinamenti da parte della squadra mobile, messi in moto dal fatto che i furti messi a segno presentavano modus operandi molti simili.
In particolare in tutti questi furti i ladri avevano utilizzato una particolare tecnica per forzare le porte e le finestre. Tale tecnica è conosciuta come “tecnica del buco” in ragione della foratura che veniva effettuata nelle vicinanze della serratura.
Venivano quindi analizzate le modalità di tempo e luogo di tutti i furti in abitazione sia tentati che avvenuti negli ultimi mesi nelle provincie di Ascoli, Fermo e Teramo.
Incrociando quindi i dati della geo-localizzazione dei reati con gli orari con cui questi erano avvenuti, gli investigatori riuscivano a ricostruire sulla mappa gli spostamenti degli autori arrivando alla conclusione che il covo della banda dovesse essere localizzato nell’area di San Benedetto del Tronto.
In particolare veniva concentrata l’attenzione sul fatto che i ladri per spostarsi nella loro scia di furti utilizzassero delle automobili rubate e proprio dal rinvenimento della prima di queste auto partiva l’attività di osservazione e monitoraggio.
L’attività si protraeva ininterrottamente per alcuni giorni durante i quali veniva individuata a base che la banda utilizzava le attività criminose, situata in un appartamento sul lungomare di Porto d’Ascoli.
Nel corso della citata attività si riusciva a recuperare ben cinque autovetture precedentemente rubate ed utilizzate per i furti.
Si sottolinea in questa fase l’importanza della collaborazione della popolazione che, comprendendo le problematiche dell’attività di indagine, permetteva ad i nostri operatori di accedere alle proprie abitazioni anche di notte e sfruttarle come punti di osservazione sicuri per monitorare, non visti, l’attività della banda. Tale apporto è risultato assolutamente fondamentale per la riuscita dell’operazione ed ha dimostrato il profondo legame della nostra gente con le forze di polizia.
Dopo aver ricostruito il modus operandi ed i movimenti della banda, nella giornata di ieri scattava il blitz; gli operatori seguendo uno degli indagati scoprivano che nel pomeriggio si era infatti procurato una grossa mola e vari arnesi da scasso pesante che facevano presagire l’imminenza di un colpo importante.
Gli operatori si appostavano quindi in prossimità del covo dove, nella notte, i malviventi faceva rientro a bordo di Nissan Qashqai rubato poche ore prima a Monteprandone.
La banda veniva quindi circondata dal personale della Squadra Mobile e nonostante non avessero via di fuga cercavano comunque di sottrarsi all’arresto opponendo resistenza e ferendo nel tentativo di fuga uno degli operatori. Gli stessi venivano però tutti arrestati e condotti al carcere di Marino del Tronto.
Nel corso delle successive perquisizioni del covo e delle abitazioni private degli stessi veniva recuperata varia refurtiva, attrezzi per lo scasso, telefoni “puliti” utilizzati per comunicare fra di loro, orologi, gioielli, denaro in contante, borse occhiali ed altri prodotti di marca frutto dei furti in appartamento.
E’ inoltre emerso che gli stessi stavano rientrando da una serie di furti appena perpetrati nella provincia di Teramo e venivano pertanto arrestati in flagranza di reato e dovranno rispondere di tutta una serie reati che vanno dal furto aggravato, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e una serie di altri reati connessi con l’attività predatoria.
L’attività, anche grazie ai telefoni rinvenuti ed alle prove raccolte, continuerà nei prossimi giorni al fine di identificare ulteriori partecipanti al sodalizio criminale, gli investigatori ritengono infatti che in varie occasioni si siano uniti ai 4 arrestati altri complici, della stessa etnia, in arrivo da zone limitrofe.
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