L’Aquila. “Visto che non si sa mai, che quando ci si mette il diavolo poi… Metti che succede qualche cosa, un’altra scossa, e cade un pezzo o una muratura di quelle, la responsabilità di chi è?”.
A far scoppiare il caso del Teatro comunale sono le intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito dell’inchiesta “L’importante è partecipare” della procura della Repubblica del capoluogo regionale, su tangenti negli affidamenti di 12 lavori pubblici gestiti dal Mibact Abruzzo, con 10 arrestati ai domiciliari e 5 interdizioni dal lavoro.
Sono complessivamente 35 le persone finite sotto indagine, tra dipendenti pubblici, imprenditori e professionisti abruzzesi, campani, pugliesi e marchigiani.
Dalle intercettazioni emergerebbero dubbi tecnici , come l’assenza di una relazione geologica, sull’intervento di restauro e recupero di una struttura storica e culturale che dopo oltre otto anni dal sisma non e’ stata ancora riconsegnata alla città.
Tanto che, secondo quanto si è appreso, la Procura ha informato il Comune capoluogo, proprietario dell’immobile, di verificare daccapo tutta la procedura e lo svolgimento dei lavori per riscontrare eventuali falle che dalle carte giudiziarie sembrano comunque intuibili.
Sulla base delle tesi accusatorie, interrogativi del tipo “se cade qualcosa di chi è la colpa”, erano dovuti a lavori svolti “senza un sopralluogo preliminare, senza le verifiche antisismiche e senza che gli atti fossero stati mandati al Genio civile per la verifica”, e questo a dispetto di costi sempre più gonfiati, da 5 a 13 milioni di euro circa.
Frasi che destano “allarme sociale e soprattutto allarme negli accordi corruttivi esistenti tra le ditte e i funzionari”, secondo il giudice Giuseppe Romano Gargarella.
Tra i protagonisti di questo capitolo Lionello Piccinini, geometra dipendente del segretariato generale del Mibact e responsabile unico del procedimento di questa commessa, Leonardo Santoro, geometra della cooperativa l”Internazionale di Altamura (bari) che svolge a tutt’oggi i lavori, e Antonio Zavarella, presidente della commissione di collaudo. “Emerge dagli atti – scrive il giudice – che Zavarella avesse avuto l’incarico grazie a Piccinini; emerge anche con chiarezza che la ditta, al momento del sopralluogo aveva iniziato i lavori di scavo della platea e prima di quel momento sia lui che la sua squadra non avevano effettuato neppure un sopralluogo”. Eppure l’edificio è rimasto “fortemente danneggiato dal sisma del 2009 e destinato a ricevere numerose persone alla sua restituzione”, rimarca Gargarella.
In un dialogo Santoro ricorda che, dopo una serie di trasferimenti di carico sulla struttura, secondo uno dei collaudatori, l’ingegnere Carlo Grande, non indagato, “dovevamo chiamare un laboratorio e mettere un sistema di monitoraggio per vedere se c’erano dei cedimenti e ci dice perché non lo avete monitorato?”.
Si riscontra, inoltre, l’assenza di una relazione geologica: “Tu sai che non mi hai mai dato una copia di quella relazione? Dice che te l’ha consegnata il geologo”, obietta Santoro a Piccinini. Ancora, manca la verifica sismica “e se noi per tutelarci facciamo fare una perizia giurata a un ingegnere sullo stato di fatto delle murature?”, ipotizza ancora Piccinini come contromisura.
Infine, l’ipotesi di installare dei climatizzatori nei palchetti senza controsoffitti ma nelle murature, “impossibile” per il progettista della Internazionale Domenico Pazienza, indagato e interdetto per 2 mesi dal lavoro. “Dovremmo andare a bucare una muratura a ferro di cavallo in più punti, è un gran casino – obietta il tecnico – Sottoporresti le murature del teatro a uno stress incredibile, mo’ dopo che hai fatto il consolidamento andiamo a sfasciare di nuovo…”.
“La ditta si è posta un problema di stress della struttura e di valutazione del rischio che la soprintendenza non si era posta, pur di ottenere la variante in corso d’opera”, conclude il giudice. I primi incarichi tecnici ai progettisti del recupero furono dati otto anni fa dal vice commissario per i beni culturali luciano marchetti, con il progetto che fu consegnato con ritardo.
Il successivo bando fu vinto da un’azienda che poi per problemi finanziari ha dovuto rinunciare.