La decisione fa seguito a quella già assunta nell’assemblea sindacale del 30 marzo, svoltasi allora congiuntamente a CGIL e CISL, la quale si era chiusa col medesimo esito di protesta, cui però non era stato dato seguito per motivi procedurali. Il CSA RAL ha dunque inteso rimettere la palla ai lavoratori che hanno confermato, con maggior forza ed unità, le azioni da intraprendere con una votazione che non ha lasciato dubbi sullo stato di malessere dei dipendenti.
Le rivendicazioni riguardano l’irrisolta carenza di personale che l’amministrazione non è riuscita a sanare, nonostante alcune procedure concorsuali esperite. Infatti
numerosi dipendenti, sebbene neo assunti, hanno preferito licenziarsi e migrare verso altri enti in grado di fornire migliori condizioni lavorative.
I dipendenti lamentano l’assenza di benessere lavorativo ed organizzativo ed avanzano nel verbale dettagliate richieste in 14 punti, sottolineando l’inerzia dell’Ente a seguito di ripetute sollecitazioni.
Ad esempio non sono state liquidate le indennità di risultato addirittura dal 2019 ad oggi, e le procedure per le progressioni economiche, contrattate negli anni 2021 e 2022, non sono state mai avviate.
Risulta infatti inconcepibile, che i lavoratori debbano attendere 4 anni senza veder riconosciuto il diritto alla corresponsione di parte della retribuzione.
Inoltre, nonostante ripetute richieste, l’amministrazione è rimasta immobile circa l’introduzione di una diversa flessibilità dell’orario richiesta a settembre scorso e l’attivazione della banca delle ore, già prevista da numerosi anni.
Si lamenta inoltra l’inesistenza di una programmazione sulla formazione del personale, aspetto che spinge i lavoratori altrove alla ricerca di esperienze professionali e carriere maggiormente appaganti.
“Da anni i servizi comunali vengono garantiti, con fatica, dall’abnegazione dei dipendenti del Comune di Alba Adriatica – dichiara la RSU – che, in cambio, vedono disconosciuti i diritti più elementari, non vedendosi erogati gli incentivi salariali previsti dal contratto, subendo ritardi e disservizi che non possono essere imputati al personale stesso”.
Inoltre, a seguito di licenziamenti e pensionamenti, pur disponendo di graduatorie attive, non si è proceduto ad assumere forze nuove anche in vista della stagione estiva già partita, aggravando la persistente carenza di personale.
Tra l’altro si assiste ad una vera e propria fuga di dipendenti verso altri Enti, a causa delle condizioni di lavoro impossibili e della mancata valorizzazione del personale in servizio, e tutto ciò si riversa sui servizi da erogare ai cittadini, che subiscono inevitabili ritardi ed inefficienze.
Per questo l’assemblea dei lavoratori ha deciso di proclamare lo stato di agitazione che si formalizzerà con un incontro dinanzi al Prefetto di Teramo per il tentativo di conciliazione, previsto nei prossimi giorni.
“Il clima che si respira negli uffici comunali – sostengono i lavoratori – dà il senso di una misura ormai colma, con una situazione lavorativa non più sostenibile anche da un punto di vista del benessere psicofisico dei lavoratori. Attendiamo risposte immediate, come dipendenti e come cittadini, affinché la macchina amministrativa possa assicurare un funzionamento efficace ed efficiente e si possa lavorare in serenità”.
La palla, adesso, passa all’amministrazione che, questa volta davanti al Prefetto, dovrà dare le risposte attese e non date. In caso contrario non si escludono iniziative più eclatanti che potrebbero portare anche allo sciopero e al blocco degli straordinari.
A ridosso dell’assemblea sindacale le sigle sindacali CGIL e CISL hanno inoltrato al Comune un ultimatum che scadrà il 15 giugno, dopo il quale avanzeranno anch’esse lo stato di agitazione.