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Chieti, sottoscritto il protocollo per il progetto ‘Sport in Carcere’

Chieti. Il Coni Abruzzo, nella persona del presidente Enzo Imbastaro, la delegazione provinciale di Chieti del Coni, rappresentata dal delegato Gianfranco Milozzi e la direttrice dalla Casa Circondariale di Chieti, Giuseppina Ruggero, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la realizzazione del progetto “Sport in Carcere”.

“Rappresentiamo oltre 40 Federazioni sportive a livello provinciale – ha rimarcato il delegato del Coni Point Chieti, Gianfranco Milozzi – quest’anno insieme al Comitato Abruzzo abbiamo inserito la realizzazione di un progetto nelle carceri della nostra provincia. Ringrazio la direttrice del carcere di Chieti ce ha subito aderito alla nostra iniziativa. Abbiamo pensato anche alla struttura di Lanciano ma non c’erano fondi a sufficienza, speriamo di riuscirci l’anno prossimo. Purtroppo abbiamo constatato che di attività motoria nelle carceri se ne fa poca. Fare sport è anche un modo per vedersi di più e per scambiare le idee. Questo progetto è nato nel 2013 quando è stato avviato in due carceri italiane (Roma e Bologna) ed è stata un’iniziativa apprezzatissima, quindi con molto piacere sottoscriviamo questo protocollo d’intesa. Questo progetto partirà la prossima settimana con delle attività sportive nelle carceri, partiremo con un torneo. Ci saranno anche delle attività collaterali”.
Il progetto “Sport in carcere” è promosso dal Coni e intende coordinare attività sportive presso le strutture penitenziarie della provincia di Chieti, per promuovere salute e benessere grazie ai benefici dell’attività fisica collaborando ad un processo di rieducazione attraverso le discipline sportive.
L’attività sportiva può rappresentare inoltre un elemento positivo per contribuire non solo al mantenimento di uno stato soddisfacente delle salute psicofisica, ma anche per migliorare la convivenza all’interno dell’Istituto, contribuendo ad abbassare il livello di tensioni e di conflitti. In questo senso le attività sono pensate ed organizzate in modo da essere “strumento educativo”, mezzo attraverso il quale lavorare sulle relazioni, sulle regole, sui valori come la legalità e la cooperazione, sul significato della sconfitta e della vittoria e sulla “gestione delle frustrazioni”.
Il progetto tiene conto anche dell’importanza di integrarsi con altri progetti rieducativi già esistenti nella struttura. Lo sport quindi diviene strumento trasversale utile agli operatori nella strategia educativa della prevenzione e del recupero delle persone detenute.
Il principale obiettivo che si vuole raggiungere nei detenuti è quello di riuscire, attraverso le attività sportive, ad aumentare la fiducia in se stessi perché attraverso il corpo ed il movimento i giocatori accrescono la consapevolezza nei propri mezzi e, provando, si accorgono di essere in grado di affrontare anche situazioni complesse. Per raggiungere questo obiettivo gli educatori propongono esercitazioni commisurate alle capacità degli allievi e con difficoltà progressive, prima globali e poi specifiche, permettendo i detenuti di non affrontare ostacoli che non siano in grado da superare.
Si promuove quindi lo sport non solo come pratica disciplinante, come educazione alle regole, ma anche e soprattutto come strumento di valorizzazione di sé, di socializzazione e di autostima.
“Ringrazio il presidente del Coni – ha detto la direttrice della casa circondariale di Chieti, Giuseppina Ruggero – lo sport è importante sotto diversi profili: sotto l’aspetto della salute ed anche sotto il profilo del rigore, soprattutto per persone che hanno avuto problemi di tossicodipendenza. Lo sport nelle carceri è praticato spesso in maniera spontanea, questo dimostra che l’essere umano non può non muoversi, soprattutto quando ci si trova in uno spazio stretto e non si ha la possibilità di fare una passeggiata. Abbiamo constatato quanto per loro sia importante muoversi e stare all’aperto. Purtroppo molti Istituti non hanno strutture adeguate. Ho potuto notare che il detenuto è molto soggetto a malattie cardiovascolari perché mangia male, fuma tanto e fa una vita sedentaria. Queste attività consentono ai detenuti di stare lontani da alcune cose e si tratta di un’attività di recupero. Ritengo che lo sport sia la base per recuperare, con lo sport si ha la consapevolezza di se stessi, delle proprie capacità e si ha più rispetto per gli altri”.
La casa circondariale di Chieti conta 94 detenuti, quindi non è un carcere sovraffollato ed ha due sezioni femminili ed una maschile. Per gli uomini ci sarà calcetto e corpo libero, invece per le donne uno sport di gruppo, probabilmente pallavolo, mentre per loro il corpo libero già c’era. Ad arricchire il tutto ci saranno anche incontri formativi sulle corrette abitudini alimentari e sul primo soccorso.
“Qualche anno fa era stato avviato il progetto di attività motoria nelle carceri che giova ai detenuti – ha affermato il presidente del Coni Abruzzo, Enzo Imbastaro – spero che questa attività continui nel futuro anche perché lo sport è importante dato che insegna il rispetto per le regole. Poi ci sono anche degli aspetti sanitari, lo stare bene fisicamente aiuta anche ad approcciarsi meglio con le altre persone. Ringrazio chi ha reso possibile la realizzazione di questa iniziativa e spero che la si possa estendere anche nelle altre carceri”.
Francesco Rapino