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Spadavecchia su pazienti Maristella: ‘La deportazione degli ultimi’

Chieti. “Ancora una volta, nella più assoluta indifferenza e nel silenzio più assordante, il destino degli ultimi, i pazienti disabili di Maristella, si decide nella feria d’agosto”.

Così in una nota Pino Spadavecchia, che aggiunge: “Proprio per la consapevolezza che questa nostra società ha dimenticato che il diritto è diritto di tutti, soprattutto degli inermi, è nato da mesi un Comitato di difesa civica per i diritti dei pazienti diversamente abili del Maristella, con oltre trecento iscritti, per dar voce a chi non ha voce e difesa a chi non può difendersi, e con l’intento di impedire un immorale trasferimento di questi assistiti in una struttura dislocata in una zona difficilmente accessibile dell’Abruzzo dove, di fatto, si troverebbero isolati completamente, sia dai familiari e sia da qualunque forma ‘di inclusione’ nella società. Già, con un atto sulla cui legittimità si dovrebbe molto discutere, nel 1996, questi pazienti furono prelevati in una sola notte e trasferiti all’interno della struttura ospedaliera di Villa Pini. Tutti sapevano allora che tale istituto, con disabili ex art. 26, non poteva essere dislocato in un ambito nè psichiatrico nè ospedaliero. Nonostante questo, per diciassette anni la struttura è rimasta lì e le ispezioni, susseguitesi nel tempo, da parte della Asl di Chieti non hanno rilevato né criticità, nè inappropriatezza per la struttura e per la sua localizzazione. Ma quanti hanno coscienza di cosa abbiano sofferto questi pazienti, di quali danni psichici, fisici e biologici abbiano subito? Nessuno lo sa !
Ora siamo di fronte ad una nuova possibile deportazione, e ad un nuovo, certo, trauma. Vogliamo spiegare a tutti i politici, di destra, di sinistra, di centro e che purtroppo, da quanto quotidianamente verifichiamo, non sono troppo attenti e consapevoli di quello che noi chiediamo, e ‘in primis’, al presidente Chiodi e al sub commissario Zuccatelli, che non stiamo pretendendo un centro di riabilitazione estensiva per i pazienti ex art. 26, ma stiamo solo, chiedendo, come il più elementare rispetto dei diritti pretende, di evitare l’isolamento dei disabili in strutture che non possono, per la loro dislocazione sul territorio, essere considerate adatte solo perchè la struttura muraria è valida, e rispetta certi criteri. Tra l’altro, come si può sostenere e certificare, come fa la Asl di Chieti, che Palena possa essere un centro adatto a garantire un pronto intervento a pazienti che soffrono di patologie gravi, come epilessie, episodi di soffocamento alimentare, cardiopatie gravi, episodi di ingestioni di sostanze tossiche e di traumi cranici, che richiedono vicinanza di strutture ospedaliere? Chiediamo che venga una volta per tutte messo al centro di qualunque progetto il disabile, la dignità di persona in difficoltà e, pertanto, di costruire una possibilità di integrazione sociale attorno a lui, come ben recita l’Organizzazione Mondiale della Sanita parlando del disabile come uno stato di salute e non di malattia. Si può pensare che questo  comportamento della Regione Abruzzo e della Asl di Chieti sia in linea con le indicazioni dell’Oms, con le dichiarazioni dei diritti umani, con la dichiarazione dei diritti dei disabili di Strasburgo, e con la Costituzione Italiana? Si è di fatto autorizzato, con grande arroganza, e, soprattutto con modalità e forme criptiche, agendo solo nelle stanze del potere, senza coinvolgere uno solo tra quelli che vivono questa realtà sulla propria pelle (parenti, tutori, associazione e anche il nostro Comitato), un trasferimento che potrebbe presentare profili di evidente illegittimità sul piano legislativo oltrechè sul piano morale, creando notevoli problemi per tutti i famigliari e danno gravissimo ai pazienti. I decreti che determinerebbero questa scelta sono stati pubblicati? Assolutamente no! Quindi, non è stata concessa agli interessati la possibilità di difesa, con conseguente impugnativa, con l’intento di determinare una situazione di fatto. Gentilissimo presidente Chiodi, egregio sub commissario Zuccatelli, se ci fossero stati i vostri figli in questo istituto, avreste permesso una localizzazione in una struttura cosi lontana ed isolata? Zuccatelli, in un incontro nel mese di gennaio, ha detto che a Palena si va in vacanza, e, proprio perchè le vocazioni dei territori vanno rispettate e le loro ricchezze valorizzate, non è certo una struttura per disabili occasione di lavoro! All’interno, poi, di quale piano organizzativo e programmatico è stata rilevata l’esigenza  di un istituto per disabili in quel contesto? Nell’ambito della programmazione, la priorità appartiene al paziente o alla disponibilità di strutture materiali? Ribadita la centralità delle esigenze del disabile, quali possibilità di integrazione, di rete di servizi avrebbero i nostri pazienti disabili e i loro parenti? Pretendiamo risposte, non chiacchiere! Quella che è definita programmazione quali interessi tutela, l’interesse esclusivo dell’imprenditore (che peraltro ha anche altre strutture sul territorio utilizzabili meglio) l’ interesse di Regione ed Asl di Chieti, di allontanare un problema, o l’interesse degli ‘ultimi’? Va, inoltre, evidenziata una cosa importantissima e cioè che le tipologie delle disabilità ed insufficienze mentali sono molto differenti tra di loro anche per grado di complessità, e che non si può pensare di aprire solo un ospizio per disabili, un cronicario per anziani. Qui parliamo di persone in media tra i 25 e i 45 anni, con abilità diverse e con patologie importanti, che dovrebbero essere assistite in strutture che abbiano un personale specializzato, formato sia da un punto di vista educativo sia assistenziale e infermieristico, ed in numero congruo legato alla specificità della disabilità. La ‘spending review’ serve ad eliminare sprechi, o diritti per i più deboli? Noi non possiamo accettare lo stato delle cose !