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Autovelox nascosti, per la Cassazione sono illegali e da sequestrare

Se c’è una cosa che gli automobilisti odiano e temono sono gli autovelox, strumenti di controllo oggetto di ricorsi e polemiche. Il 23 maggio scorso una sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato l’argomento Autovelox, nello specifico di “Autovelox” nascosti o mal posizionati, senza l’adeguata e obbligatoria segnalazione o segnaletica preventiva.  In buona sostanza, secondo il condivisibile parere dei Giudici della Corte di Cassazione, l’Autovelox, quale strumento di controllo del traffico, non dovrebbe  avere una funzione repressiva, bensì preventiva, principalmente preventiva.

Per tale motivo la norma che regola l’uso delle  apparecchiature tecniche atte al rilevamento della velocità, prevede che una postazione “Autovelox” sia  ben visibile e opportunamente segnalata e preannunciata d a  un apposito cartello si segnalazione, posizionato ad almeno 400 metri prima della postazione.  La sentenza della Corte di cassazione, si esprime anche su un altro aspetto relativo agli autovelox, ritenendo possibile sottoporre a sequestro gli autovelox usati impropriamente o illecitamente, considerandoli corpi del reato, che qualora non fossero sottoposti a sequestro, in futuro potrebbero essere riutilizzati per ulteriori azioni e comportamenti illegittimi. Questa singolare e condivisibile decisione dei Giudici, dovrebbe aver messo fine a tutta quella serie di postazioni Autovelox nascoste e non segnalate, installate dietro, cartelloni pubblicitari, auto civetta, alberi, abitazioni o  su tratti di strada dove non vi è un decreto emesso da Prefetto competente per territorio,  che le rende legittime. Una buona notizia per gli automobilisti è che, attesa la natura preventiva dell’autovelox , avranno la certezza che le postazioni di controllo saranno ben visibili  o segnalate almeno 400 metri prima. Notizia un pò meno bella per gli enti pubblici e privati, che  spesso non hanno usato gli autovelox a tutela della sicurezza stradale o per esigenze inerenti la stessa, ma solo per “fare cassa”. Con la sentenza del 23 maggio scorso, questi enti potrebbero vedersi sequestrare le attrezzature impegnate per elevare contravvenzioni definite illecite, vedendosi altresì costretti a rimborsare le contravvenzioni elevate. Forse è giunto il momento che alcuni amministratori, iniziassero ad individuare altre soluzioni (diverse dagli Autovelox) utili a “rimpinguare”  le casse dei loro comuni, magari realizzando un programma di sviluppo territoriale serio ed efficace, ma soprattutto chiaro e legittimo.        

Pierluigi Monaco