É morto don Gallo, il prete ‘ribelle’, dalla parte degli ultimi

fotoUn linguaggio diretto, ironico, tagliante, ma sempre carico d’amore nei confronti degli ultimi. Don Andrea Gallo era il classico “prete da strada”, sempre attento ai bisogni dei più deboli e sempre lontano dalle convenzioni dihttps://abruzzo.cityrumors.it/administrator/index.php?option=com_content&sectionid=16&task=edit&cid[]=60511# una Chiesa “chiusa” al mondo esterno.

Spesso contestato, non solo egli ambienti ecclesiastici, don Gallo  non era certo il tipo che le mandava a dire. La sua schiettezza, non di rado, ha creato diverse polemiche e clamori. Si pensi ad un tempo recente, quando il mondo cattolico si preparava ad accogliere il nuovo Pontefice. “Un Papa omosessuale sarebbe una cosa magnifica. Pensare che uno si affacci a piazza San Pietro e lo dica sarebbe grande. C’è la parità dei figli di Dio, è l’essenza del Vangelo, siamo tutti figli e figlie di Dio”. Ed aveva aggiunto: “Il prete omosessuale deve poter essere libero di esprimere la sua identità e la sua sessualità, altrimenti si reprime e arriva alla pedofilia”.  Lui, il ‘prete ribelle”, come si é sempre definito, era capace di toccare anche temi particolarmente delicati, con quello dei preti pedofili, rompendo quel muro di omertà eretto negli ambienti ecclesiali.   Don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al porto, nasce a Genova il 18 luglio del 1928 ed inizia il noviziato nel 1948 con i salesiani, a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile, ma la dittatura lo costringe a tornare in Italia l’anno successivo. Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, cerca di introdurre un metodo educativo basato sulla fiducia e sulla libertà: tre anni dopo viene rimosso dall’incarico. Nel 1964 viene nominato vice parroco alla chiesa del Carmine, nel centro storico di Genova, dove rimane fino al 1970, anno in cui viene ‘trasferito’ per ordine del Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo della città. Le sue parole non piacciono ai “curiali”,  perché “i suoi contenuti non sono religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti”. Don Gallo obbedisce e dopo qualche tempo viene accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, e insieme ad un piccolo gruppo, nel 1975 da’ vita alla Comunità di S. Benedetto al Porto.

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