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Chieti, giornata nazionale contro la precarietà: il punto della Cgil

Chieti. “Ci stiamo muovendo per il problema del lavoro. Oggi ci sarà un’iniziativa legata al mondo dei giovani perché innanzitutto prima di tutto i giovani sono il futuro del paese e ci si deve muovere appunto perché senza di loro il paese non avrà futuro. Le nostre azioni sono volte a dare ai giovani delle sicurezze. C’è meno dipendenza tra il datore e chi lavora che viene considerato come un collaboratore. C’è il discorso della cassa integrazione con la provincia di Chieti che occupa il 40-41% dell’Abruzzo”.

Lo ha detto questa mattina il segretario generale della CGIL di Chieti, Germano Di Laudo, a proposito della giornata nazionale contro la precarietà, indetta dalla GIL nazionale. I dati vedono nella provincia di Chieti su 397123 residenti con una popolazione attiva di 259266 persone, il 3,42% di disoccupati tra i giovani tra i 15 ed i 24 anni ed il 4,41% tra le i giovani tra i 25 ed i 30 anni per un totale del 7,83% (dati riferiti al periodo gennaio-marzo 2012), contro il 7,4% del 2011 (sono considerati disoccupati chi non supera gli 8 mila euro e chi non supera gli 8 mesi di occupazione).
“In questa giornata – ha aggiunto il responsabile dell’ufficio Politiche Giovanili della CGIL di Chieti, Angelo Baron – al posto di promuovere delle iniziative, abbiamo pensato di fare un po’ il punto della situazione e cercare un’alternativa per i precari che spesso hanno una sorta di timore reverenziale perché temono di perdere il lavoro. Un esempio sono i molti ragazzi che lavorano nei call center che ricevono molte promesse e si ritrovano senza un contratto che gli dia delle garanzie e senza un salario fisso. Noi avevamo chiesto l’abolizione delle tipologie contrattuali atipiche che non consentissero al giovane di crearsi un futuro. Avevamo chiesto di affiancare ai contratti tipici dei contratti stabilizzanti. Ad esempio ci sono i tirocini formativi, però con questo tipo di contratto, il datore può sempre scaricare il tirocinante senza problemi. Noi abbiamo pensato di premiare il datore di lavoro che assume il tirocinante. Qui lo Stato sembra aver fatto un passo indietro tornando ai vecchi contratti di formazione. Ci sono molti lavori per i quali i giovani hanno studiato tanto ma non gli da futuro. Siamo preoccupati per quei ragazzi tra i 25 ed i 35 anni che sono usciti dal giro del lavoro e non sanno come rientrare. Altro dato preoccupante è che molte aziende non riescono ad anticipare la casa integrazione”.
Francesco Rapino