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Chieti, professori ‘revocati’: ricorso al Tar contro l’università d’Annunzio

universit_pescarauniversit_pescaraChieti. Hanno presentato ricorso al Tar delLazio i 37 professori ordinari che il 23 maggio scorso si sono visti revocare l’assunzione dall’Università d’Annunzio. Sotto accusa il “solido fondamento giuridico” del Consiglio d’amministrazione e dei revisori dei conti dell’Ateneo chietino-pescarese.

Si appellano contro il CdA dell’Università d’Annunzio che ha il 23 maggio scorso ha deliberato la revoca delle loro assunzioni . I 37 professori ordinari, vincitori di regolare concorso, assistiti dai legali romani Franco Gaetano Scoca e Francesco Vetrò,  hanno presentato nei giorni scorsi ricorso  al Tar Lazio per chiedere l’annullamento della delibera e dei verbali dei revisori dei conti che rappresentano la base sulla quale il CdA dell’Università ha adottato la propria decisione di revoca. “Riteniamo questi atti illegittimi”, spiegano i professori, “non solo perché in contraddizione con le precedenti delibere, ma anche perché si basano a loro volta su circolari ministeriali che non hanno valenza giuridica in materia di Università, che di fatto dispongono il blocco del turn over mettendo in difficoltà  non solo i professori della D’Annunzio, ma in totale circa 2000 professori vincitori di concorso su tutto il territorio nazionale.”

“L’aspetto che inoltre reputiamo gravissimo”, proseguono, “è che nonostante la richiesta dei Revisori fosse stata di ‘sospendere l’efficacia’ giuridica ed economica delle assunzioni si sia provveduto addirittura a revocarle, disattendendo la decisione del Senato Accademico del 26 maggio, nella quale i Senatori avevano fermamente ribadito la volontà di mantenere ferme le assunzioni considerate legittime”.

Nel ricorso al Tar Lazio, in particolare, si sottolinea come nelle delibere impugnate si faccia leva su “considerazioni prive di solido fondamento giuridico, non compiendo alcuno sforzo ricostruttivo della vicenda complessivamente considerata, nonché della disciplina rilevante, e censurando la decisione adottata dagli altri organi senza indicare validi elementi di illegittimità o di erroneità”. Altro aspetto evidenziato nel ricorso riguarda la “profonda frattura nell’equilibrio istituzionale del sistema di governo dell’Ateneo, che non esprime più un orientamento unisono o unitario, bensì disarmonico e contraddittorio” e il fatto che “del tutto impropriamente l’Ateneo ha dato inizio a un procedimento amministrativo nonostante l’assenza dei presupposti di fatto e di diritto per l’adozione del provvedimento finale”. Chiesta, inoltre, la condanna dell’Università al risarcimento dei danni alla vita di relazione e all’immagine determinati dalla revoca degli incarichi ai docenti.

 

Daniele Galli