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Raffineria della droga a San Salvo, nuovo ordine di custodia per il clan dei calabresi

San Salvo. Nuovo ordine di custodia cautelare in carcere per quattro persone, tre uomini e una donna, arrestati il 24 maggio scorso dai carabinieri del comando provinciale di Pescara a San Salvo. Secondo l’accusa, avevano trasformato un deposito del centro in una raffineria della droga. Questa mattina, su disposizione del Gip del Tribunale dell’Aquila, Romano Gargarella, che ha accolto la richiesta del sostituto Picardi, della procura distrettuale antimafia, i carabinieri di Pescara hanno notificato le nuove ordinanze in carcere a Eugenio Ferrazzo, alias “Roberto il calabrese”, 33 anni, originario di Mesoraca (Crotone), ma domiciliato a Campomarino (Campobasso), Maria Grazia Catizzone, 28 anni, anche lei di Mesoraca, residente a Vasto, moglie del Ferrazzo, Rocco Perrello, 33 anni, di Scilla (Reggio Calabria), residente a Vasto ed Elena Alina Anton, 27 anni, di origine romena, residente a San Salvo.

Ai quattro la Dda de L’Aquila, competente per materia, contesta l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Gli arresti bis sono stati notificati nelle carceri di Pescara e Chieti, dove gli indagati sono rinchiusi dal 24 maggio scorso. Il Gip del Tribunale dell’Aquila, nell’emettere le ordinanze di custodia cautelare, ha concordato con le risultanze investigative dei carabinieri che hanno disegnato un’organizzazione stabile di soggetti di origine calabrese, da tempo stabilizzati in Abruzzo, che avrebbero fatto del traffico internazionale di droga la loro principale attivita’. Le armi sequestrate al momento degli arresti sono state inviate al Ris di Roma per cercare di ricostruire le matricole originarie ed eventuali episodi delittuosi in cui sono state usate. Nel frattempo, fanno sapere i carabinieri di Pescara, da una più accurata ricerca sulle stesse armi da parte dei militari su una di queste, il revolver Smith and Wesson calibro 44 magnum, e’ stata rinvenuta la matricola CFY7107, abbinata a una pistola dello stesso tipo e calibro che risulta denunciata come oggetto di furto il 21 gennaio 2006 presso i carabinieri di Leporano (Taranto).

Il blitz del 24 maggio scorso in Via Celestino V a San Salvo consentì ai carabinieri del comando provinciale di Pescara di svelare la vera natura del deposito, ufficialmente una sartoria dove si cucivano jeans. Secondo le indagini si trattava invece di una raffineria della droga, riconducile alla ‘ndrangheta e capace di lavorare 100 chili di stupefacenti l’anno. Sequestrati, nell’operazione, 2,5 chili di cocaina. Eugenio Ferrazzo, hanno spiegato i militari dell’Arma il giorno dopo, a capo del gruppo, era stato gia’ arrestato in Ecuador nel 2003 per traffico internazionale di droga ed e’ figlio di Felice, capo dell’omonimo clan della ‘ngrangheta della provincia di Crotone, accusato negli anni Novanta di una serie di delitti e di investimenti di capitali all’estero. Per i carabinieri di Pescara Eugenio Ferrazzo aveva intessuto in Abruzzo una vera e propria rete organizzativa: Perrello, amico di vecchia data, era il suo braccio destro e si sarebbe occupato di immettere la droga sul mercato, mentre la Catizzone avrebbe procacciato lo stupefacente, anche dall’estero, per poi distribuirlo in Italia attraverso una rete di corrieri già smantellata dai carabinieri il 5 maggio a Mariano Comense (Como), con tre arresti, il sequestro di un chilo di cocaina e di 20mila euro in contanti, 12 telefoni cellulari e un computer portatile.
Durante l’operazione dei carabineri in via Celestino V a San Salvo, i carabinieri hanno sequestrato anche diverse sostanze chimiche, una pressa e dei cristalli rosa ancora da esaminare, oltre a diecimila euro in contanti, tutto finito sotto sequestro. Sotto sequestro anche due auto e due motocicli. Le indagini hanno preso il via lo scorso anno da un’altra indagine sul contrasto dei furti di auto di grossa cilindrata. Con l’operazione di San Salvo i carabinieri ritengono di aver “stroncato il livello superiore. Il livello locale e’ stato costantemente perseguito con altre operazioni – aveva spiegato Matteo Galanzi, comandante del Nucleo operativo – e stavolta siamo saliti di livello”. I carabinieri ritengono che il gruppo fosse pronto ad approdare a Pescara.