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Ortona, paziente morta in ospedale: Asl deve risarcire 650mila euro

Ortona. Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti ha accolto la domanda risarcitoria proposta dagli eredi di Angela Campitelli, deceduta il 25 ottobre del 1995 all’età di 65 anni, rappresentati dagli avvocati Italo Colaneri e Cristina Di Renzo, condannando il dott. Pasquale Altobelli, la Asl di Chieti e le compagnie assicuratrici della stessa Asl al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale quantificato in 650.000 euro circa. La Campitelli morì dopo pochi giorni dal suo ricovero presso l’ospedale di Ortona, dove si era recata in preda ad una sindrome da shock settico, procurata da una raccolta purulenta di pus a livello della spalla destra, formatasi all’esito di un trauma in persona affetta da artrite reumatoide e diabete mellito. L’aspirazione del liquido dalla spalla, intervento che avrebbe salvato la vita della Campitelli e che era stato programmato per il 24 ottobre dal dott. Altobelli, non venne eseguito e la paziente scivolò progressivamente nello stato di coma, senza che neppure il reparto di rianimazione dell’Ospedale di Chieti, presso il quale veniva trasferita d’urgenza riuscisse ad arrestare lo shock in corso. Solo due ore prima del decesso, la paziente venne sottoposta ad intervento di incisione ed aspirazione del liquido ma ormai le funzioni vitali erano già irrimediabilmente compromesse fino a giungere alla morte. Il giudice ha riconosciuto la responsabilità del sanitario e della struttura ospedaliera, per condotta negligente ed imperita sia nella fase diagnostica, sia nel trattamento terapeutico, ritenendo tali errori all’origine della morte della donna. Al contempo il giudice ha escluso ogni responsabilità del medico curante della Campitelli. La Corte d’Appello de L’Aquila, dopo aver disposto una perizia medico-legale, ha riconosciuto la penale responsabilità dei sanitari Altobelli e D’Ottavio (medico-curante) in ordine alla morte della paziente. Tuttavia, la sentenza, intervenuta solo nel 2005, pur ammettendo che i sanitari dovevano essere dichiarati colpevoli, ha dovuto dichiarare la prescrizione del reato. La Corte non poté quindi pronunciarsi sulle statuizioni civili. All’esito del giudizio d’appello, gli eredi intrapresero la causa civile conclusasi con la condanna al risarcimento.