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Thailandia: arrestato ristoratore di Tortoreto per l’omicidio del socio

Tortoreto. E’ accusato di essere il mandante dell’omicidio del socio in affari con il quale gestiva un albergo a Phuket, una delle mete turistiche più gettonate della Thailandia. E’ questo il motivo per il quale è stato arrestato Denis Cavatassi, 43 anni, originario di Tortoreto, da qualche anno trapianto in Thailandia dove gestisce un’attività turistica e dove si è stabilito (è sposato con una donna del posto). Secondo le autorità dello stato orientale, Cavatassi avrebbe commissionato l’omicidio di Luciano Butti, con il quale gestiva un ristorante, assoldando un sicario dietro pagamento di 150mila bath (3500 euro circa).

Per l’uccisione di Butti, oltre a Cavatassi (nella foto) sono stati arrestati un socio thailandese e due presunti complici. Il sicario e suo fratello, invece, sono tuttora ricercati dalla polizia locale. Secondo il manager thailandese del locale, Cavatassi vantava un cospicuo credito verso Butti; avrebbe quindi organizzato una trappola per attirarlo in un posto appartato a Phuket, dove il socio si trovava per presenziare alla causa di divorzio dalla moglie tedesca. Denis Cavatassi, al momento detenuto a Phuket, ha professato la sua innocenza e già lunedì potrebbe uscire su cauzione. La notizia dell’arresto di Cavatassi (che prima di trasferirsi in Thailandia svolgeva la professione di agronomo) ha subito destato clamore a Tortoreto, dove la famiglia dell’albergatore è molto conosciuta e stimata (il fratello Adriano, commercialista, è il presidente del gruppo dei volontari della Protezione civile). Lo stesso Denis, oltre al fratello e al papà, in momenti diversi hanno anche sposato l’impegno politico. Sul giallo thailandese, ovviamente, si aspettano sviluppi nelle prossime ore e in tanti si augurano che per Denis possa trattarsi solo di un equivoco e che l’accusa possa cadere rapidamente.

La ricostruzione della polizia thailandese.

Secondo quanto riferito dagli inquirenti, Cavatassi aveva un credito di sette, forse otto, milioni di baht (meno di 200 mila euro) nei confronti del socio. Proprio questo debito potrebbe essere il movente dell’omicidio.  A confessare il delitto per primo di fronte alla polizia è stato Yongjit Somprasong, 32enne, manager in uno dei ristoranti di Butti. Il piano per uccidere Butti sarebbe stato studiato per una settimana. Secondo la testata thailandese Phuket Wan, l’omicidio doveva avvenire a Phuket: Phi Phi Island era troppo piccola e le probabilità di essere scoperti sarebbero state troppo alte. Butti, inoltre, proprio in quei giorni doveva essere a Phuket, dove avrebbe dovuto sbrigare delle pratiche per la causa di divorzio. Inizialmente il piano prevedeva di colpire Butti sulla strada nei pressi di Versailles in Surin prima di arrivare a una cena sulla costa orientale a Ao Por, organizzata per portarlo lontano da Phi Phi.  L’invito a cena era arrivato direttamente da Somprasong. La notte della sparatoria però Butti si sarebbe insospettito. Probabilmente l’invito gli era sembrato strano, o forse ha avuto un presentimento. Di fatto ha preso la sua moto ed è tornato indietro,  verso Phuket. Lungo la strada due motociclette gli si sarebbero affiancate e sarebbero stati esplosi i colpi che lo hanno ucciso.
Nella giornata di ieri (questa notte in Italia), sono stati arrestati altri due presunti complici: Klasuek Somchai, 26 anni, e Rachanon Sawaree, 23, amici di Somprasong. Entrambi avrebbero confessato, La polizia thailandese starebbe ancora cercando Suchart Nimla-o, il presunto sparatore,   e suo fratello, Ekkachai. 
Luciano Butti viveva in Thailandia dal 1991, era sopravvissuto allo tsunami del 2004 (sulla vicenda scrisse anche un libro).  Aveva due figli, Leila, nata dal primo matrimonio, e Raoul, un ragazzino nato dall’unione con una donna tedesca.