Recinzioni spiagge, a Vasto cresce la polemica contro Lidi Vastesi

vasto_marinaVasto. Costernazione e smarrimento. Il gruppo “No reti – Contro le recinzioni sulle spiagge in Abruzzo” reagisce così alla nota inviata dal consorzio Lidi Vastesi, in merito alle polemiche sull’emendamento “spiagge ingabbiate”.

“A ben leggere” scrivono “lo smarrimento iniziale lascia il posto alla convinzione che certe affermazioni non potevano essere non dette. Il presidente del consorzio è infatti Rino Pomponio, che si è visto bocciare presso il Tar la sua istanza a mantenere le recinzioni in spiaggia. In quella sede era difeso da Tagliente, in seguito promotore dell’emendamento salva-recinzioni. E’ comprensibile, perciò, una certa insofferenza al disgusto dei vastesi, al provvedimento che porta la firma di Tagliente e Menna (e, chissà se anche il voto segreto di Prospero)”.

Il gruppo No Reti sottolinea poi che “nella nota dei consorziati balneatori, si legge la loro disponibilità a garantire il libero e gratuito accesso alla spiaggia tutti i giorni dell’anno ad esclusione delle ore notturne. Se non è questa una limitazione del libero godimento di un bene collettivo, qual è la spiaggia ed il mare, allora davvero si dovrà rivedere il concetto stesso del termine libero. D’altronde, che le spiagge siano immaginate da questi balneatori come fortini ad accesso limitato, è sottolineato nella stessa nota” che considera le recinzioni “la prima forma di difesa delle loro proprietà, alle quali affiancare altri accorgimenti di sicurezza che, al limite, possono aggiungersi ma non sostituirsi alle recinzioni. E tra le loro proprietà, includono implicitamente anche la spiaggia, quando i balneatori affermano che l’innalzamento di recinzioni di quasi 2 metri risponde all’esigenza di ordinare e regolamentare il godimento del bene in un’ottica di sicurezza. Spiegate a questi signori che è proprio questa regolamentazione del godimento di un bene pubblico qual è la spiaggia, che i cittadini abruzzesi e vastesi contestano. Non è un concetto difficile da recepire. Ma certo comprendiamo le difficoltà di chi è abituato a ragionare privatisticamente anche in merito ai beni collettivi”.

 

 

 

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