Atessa. Una pioggia di ricorsi giudiziari – stimati in circa 700 – contro la decisione della Sevel di Atessa, la società del gruppo Fiat dove viene prodotto il furgone Ducato e i suoi omologhi a marchio Peugeot e Citroen, di far fronte allo stop produttivo dello scorso febbraio utilizzando i permessi retribuiti dei dipendenti e non ricorrendo alla cassa integrazione guadagni.
Una presa di posizione della direzione dello stabilimento che ha spinto la Fiom Cgil ad annunciare la rottura dei rapporti sindacali con l’azienda e la proclamazione dello stato di agitazione. La vicenda risale allo scorso febbraio, quando uno sciopero all’interno di un’azienda fornitrice della Sevel – a sua volta appartenente al gruppo Fiat – portò ad uno stop delle linee produttive per una settimana. Inizialmente fu la stessa Sevel a chiedere all’Inps la cassa integrazione per gli operai, salvo poi ripensarci e decidere l’utilizzo dei permessi retribuiti. ‘Un atteggiamento – ha puntualizzato il segretario provinciale della Fiom-Cgil Marco Di Rocco – di una gravità inaudita. Non possiamo accettare che l’azienda abbia chiesto la cassa integrazione di 2 giorni per il ritardo nella consegna di alcuni componenti per il blocco del traffico aereo della scorsa settimana, mentre per lo stop di febbraio a pagare dovrebbero essere i dipendenti’. Il caso e’ già finito all’esame del tribunale civile di Lanciano e nel corso della prima udienza l’azienda ha confermato la sua linea. Ha però tempo fino al 22 maggio per decidere sul ricorso alla cassa integrazione. Condizione irrinunciabile per la Fiom per ritirare i ricorsi prima della prossima udienza fissata per il 25 maggio.
