Tortoreto, la Betafence non può chiudere: il presidio dei lavoratori FOTO VIDEO

Tortoreto. “Non abbiamo molto tempo. Entro il mese di settembre la vertenza va portata al Mise. E poi bisogna necessariamente restare uniti”.

 

E’ un mantra quello che aleggia, in tutti gli interventi, nel presidio dei lavoratori della  Betafence di Tortoreto. L’azienda che produce reti e recinzioni metalliche, di proprietà di un fondo internazionale, che ha comunicato la chiusura dello stabilimento dei Salinello entro fine anno. Nelle espressioni e nei racconti dei dipendenti (l’azienda ha un’età media di 55 anni), si miscelano rabbia, commozione per una situazione che si è materializzata in maniera improvvisa, a pochi giorni dalle ferie estive. Ma la convinzione di non poter chinare la testa senza lottare e reagire.

Per mantenere i 155 posti di lavoro (che con l’indotto praticamente si raddoppiano) ed evitare che un’azienda in salute, che produce utili e che rappresenta una sorta di modello produttivo e di efficienza, possa lasciare un territorio già morso, a più riprese dalla crisi. E questa mattina, sotto la canicola estiva, le istituzioni hanno risposto, in termini di presenza e di impegno, nel creare un percorso comune per portare la vertenza al Ministero dell’Economia e fare in modo che la Befafence gestita dal fondo Carlyle, possa tornare sui propri passi.

All’appello lanciato dai sindacati (Fim Cisl e Fiom Cgil) hanno risposto le istituzionali ai vari livelli: erano presenti il sindaco di Tortoreto Domenico Piccioni (che anticipato la volontà di convocare un consiglio comunale aperto), di Giulianova (Jwan Costantini) e Mosciano (Giuliano Galiffi). Il parlamentare Antonio Zennaro, l’assessore regionale al lavoro Piero Fioretti, i consiglieri regionali Toni Di Gianvittorio, Pietro Quaresimale, Emiliano Di Matteo, Dino Pepe, il presidente della Provincia Diego Di Bonaventura e i segretari provinciali di Cgil e Cisl.

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Azienda in salute. La Betafence Italia, che fa parte di una multinazionale, di Tortoreto è uno stabilimento in salute. A dirlo sono soprattutto i numeri. Tra i parametri di riferimento a sostegno di questa tesi, c’è anche l’Ebitda, che è l’indicatore di bilancio che stabilisce quella che èla ricchezza generata dalla gestione operativa di un’azienda. In pratica misura quanto il lavoro di operai e impiegati faccia effettivamente guadagnare l’azienda. Questo indicatore negli ultimi cinque anni è stato sempre è più che positivo: 4,2 milioni nel 2015; 3,9 milioni nel 2016; 4,7 milioni nel 2017; 4,2 milioni nel 2018 e 3 milioni nel 2019. “In 5 anni di sacrifici dei lavoratori”, dicono i sindacati, “ fatto di turni notturni e di lavoro sabato e domenica, ha prodotto per l’azienda più di 20 milioni di utile. Un’azienda con questi numeri non può raccontare di essere in difficoltà e decidere di chiudere e lasciare in mezzo alla strada 155 persone”, ricordano Mirco D’Iganzio e Marco Boccanera.

I numeri della crisi. Se la Betafence rischia di chiudere, pur essendo un salute come tutti gli indicatori confermano, il momento economico e produttivo che attraversa la provincia aprutina è drammatico. Nel settore metalmeccanico, da gennaio ad oggi (Betafence inclusa) potrebbe perdere 400 posti di lavoro, mentre se l’analisi si allarga ad altri settori produttivi, il numero sale a 700.

La protesta. Lo sciopero dei lavoratori terminerà domani, 1 agosto, alle ore 6. Poi c’è chi tornerà al lavoro per qualche giorno, gli altri andranno in ferie fino al 24 agosto, come ogni anno. Ma contestualmente sarà attivato un presidio permanente dinanzi all’azienda per tenere viva la vertenza ed evitare che i macchinari possano prendere altre direzioni in vista di quelli che sono i propositi della dirigenza.

 

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Emiliano Di Matteo (Lega). “L’annuncio della chiusura della Betafence, mercoledì pomeriggio, ha rappresentato un fulmine a ciel sereno per la Val Vibrata,in quanto trattasi di una azienda multinazionale (leader delle recinzioni)che gode di una buona salute economica”lo dichiara in una nota il consigliere regionale Emiliano Di Matteo( Lega) che prosegue” con i miei colleghi del gruppo consiliare,Antonio Di Gianvittorio e Pietro Quaresimale,abbiamo partecipato al presidio-conferenza stampa svoltosi questa mattina.

Non possiamo rimanere inermi ad assistere a questo saccheggio, la Betafance rappresenta fonte di reddito per ben 155 famiglie senza considerare l’indotto che coinvolge un centinaio di persone.Da quanto si apprende la Betafance avrebbe risentito della congiuntura economica causata dalla pandemia ma, al contempo,si parla anche di delocalizzazione” incalza il leghista” è un dato di fatto che la produzione dello stabilimento inglese della azienda sorella Hesco sia stata spostata, di recente,in Polonia. Chiediamo ai nostri rappresentanti in Parlamento di intervenire e di far arrivare questa delicata e inconsueta vertenza sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Abruzzo farà da collante con le altre istituzioni locali affinché si proceda quanto prima”conclude Di Matteo.

 

Articolo Uno. Questa mattina, Articolo Uno Abruzzo, per mezzo del segretario provinciale Stefano Alessiani, ha portato agli operai, ai tecnici e a tutto il personale della Betafence di Tortoreto il proprio sostegno e solidarietà ad una realtà aziendale che vive dei frutti del proprio lavoro, annoverando successi annuali nella quantità e nella qualità produttiva, che pongono la Betafence di Tortoreto al centro della capacità tecnica del gruppo multinazionale.

Articolo Uno Abruzzo, ha già informato i parlamentari Guglielmo Epifani e Nico Stumpo, che si sono immediatamente impegnati, con urgenza, per porre in essere tutte le azioni necessarie a portare all’attenzione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Parlamento la questione Betafence, affinché venga scongiurata la chiusura dell’impianto produttivo di Tortoreto.

Gianluca Castaldi (sottosegretario rapporti con il Parlamento). Non accetterò mai che l’Italia sia un Paese in cui si possono licenziare 155 lavoratori, senza alcun preavviso, con tre slide di una presentazione in PowerPoint. I 155 licenziamenti dei lavoratori dello stabilimento Betafence di Tortoreto vanno evitati in ogni modo. Non può chiudere così una fabbrica che funziona benissimo da decenni, che registra appena un 3% di assenteismo e che vanta livelli di produttività eccellenti.

Come esponente del Governo, voglio assicurare da subito il mio impegno e la mia disponibilità per superare questa crisi, che sarà sicuramente esaminata con la massima attenzione dal Mise. Il MoVimento 5 Stelle ha da sempre lottato contro le delocalizzazioni, non appena arrivati al Governo abbiamo subito varato norme per ostacolarla. Nonostante gli evidenti effetti negativi della pandemia di Coronavirus sulla nostra economia, la Betafence di Tortoreto non presenta dati oggettivi che possano giustificare una situazione tanto drammatica: non possiamo consentire che il Covid venga usato come scusa per una strategia legata in realtà a logiche di dumping fiscale, con scelte ciniche che mirano a conseguire profitti immediati, senza curarsi delle conseguenze devastanti per i nostri territori.

Lo stupore e la rabbia degli operai sono comprensibili e condivisibili, sarà percorsa ogni via possibile per tutelare i livelli occupazionali della Betafence.”

 

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