Scuola, i nuovi protocolli non cancellano l’incubo della Dad

Torna lo spettro della Dad.

Nonostante i nuovi protocolli (in vigore dallo scorso 8 novembre) la gestione della ripresa dei contagi vede le scuole in tilt, i presidi delle Asl in affanno per processare i tamponi, e di nuovo le classi ferme.

I dubbi sulle regole per far fronte ai casi di positività nelle aule erano stati manifestati già dalle prime ore: le domande di tampone sono elevate, anche a seguito dell’introduzione del Green pass sui luoghi di lavoro, e i distretti sanitari sono inevitabilmente in ritardo nel processarli.

Il virus circola nel Paese, i contagi sono in forte aumento con diverse Regioni a rischio zona gialla e arancione, e anche se il nuovo metodo di gestione delle quarantene serve per scongiurare la didattica a distanza il timore di tornare alle lezioni da casa è concreto: il problema è soprattutto quello dei bambini più piccoli, come quelli di primaria e secondaria, che non hanno ricevuto il vaccino.

Con le nuove regole si è previsto di adottare il sistema del doppio tampone: in caso di un positivo viene effettuato un primo immediato test per tutti i compagni di classe, se l’esito è negativo si torna regolarmente a lezione. Il secondo test viene effettuato dopo 5 giorni. Ma cosa succede nei 4 giorni tra il primo ed il secondo tampone? Di fatto si ha un blackout, e ci si affida alla speranza di avere un risultato negativo.

Qual è la soluzione per evitare un altro anno scolastico a singhiozzo e l’isolamento dei ragazzi? Il ministro della Salute Speranza, insieme ad esponenti del Comitato Tecnico Scientifico, non ha dubbi nel dire che la soluzione sia nel vaccinare anche i più piccoli: nei giorni scorsi, in America, è stato approvato Pfizer per la fascia di età 5-11 anni. L’Italia aspetta che anche l’Ema, Agenzia Europea del Farmaco ne approvi la somministrazione in età pediatrica. Il responso delle autorità di controllo farmacologico potrebbe arrivare entro la fine dell’anno.

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è intervenuto sulla questione “non temo un ritorno in Dad, stiamo controllando la situazione e lavorando insieme per permettere ai ragazzi di vivere un anno solo in presenza. I dati sui vaccini sono confortanti”.

Quella che viene raccontata dalle scuole è invece un’altra storia: in tutta Italia, come in Abruzzo, sono molti i casi di docenti o studenti positivi che hanno portato alla predisposizione delle quarantene, in attesa dell’esito dei tamponi e il ritorno delle classi interessate in Dad.

 

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