Ricarica dello smartphone alle stazioni di ricarica: attenzione al juice jacking

È sempre più frequente nei locali pubblici, ma anche in hotel o sale d’aspetto o sui mezzi pubblici trovare delle stazioni di ricarica gratuite dove ricaricare le batterie dei nostri smartphone.

Ebbene, poiché le ricariche avvengono attraverso la porta usb del dispositivo che notoriamente svolge la duplice funzione di ricaricare la batteria e scambiare dati, potrebbe accadere che offra inconsapevole accesso a malware o a furto di dati.

Si tratta di quella che è stata soprannominata la “truffa juice jacking” (furto a succhio) che si basa sull’installazione di malware sulle stazioni di ricarica pubbliche o sui cavi che sono stati appositamente lasciati collegati che sono in grado di bloccare un telefono collegato o, peggio ancora, rubare i dati e le password dell’utente.

Del resto gli ingredienti per la truffa perfetta ci sono tutti: durata delle batterie dei nostri devices sempre insufficiente per l’uso intenso a cui li sottoponiamo, soprattutto se siamo in viaggio;  semplicità con la quale si possono realizzare stazioni di ricarica contraffatte o con la quale si possono violare quelle esistenti; l’accessibilità alle stazioni di ricarica (che normalmente non sono presidiate) e che spesso contengono un computer che consente a chi eroga il servizio di avere dati sull’utilizzo e capire come e quanto la stazione è utilizzata.

La soluzione? Collegare i propri dispositivi all’alimentatore di rete o utilizzare un power bank.

Se invece volete continuare a usare le provvidenziali stazioni di ricarica che trovate in giro per il mondo, dotatevi di un “usb condom” che non è altro che una chiavetta supplementare che inibisce il passaggio dei dati.

 

Avv. Luca Iadecola

Esperto privacy, dpo

 

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