Lo stralcio della proroga dell’apertura dei tribunali minori abruzzesi è stato uno schiaffo all’Abruzzo e alla democrazia. E’ chiaro da come si sono svolti i fatti che non è stata una questione di tecnicismi ma che dietro la inammissibilità decretata dal Presidente del Senato c’è stata una evidente volontà politica del Governo.
La ministra Cartabia aveva già espresso il suo parere contrario in Commissione Giustizia e ciononostante l’emendamento era stato approvato all’unanimità. La Ministra non si è rassegnata e ha messo in campo tutta la sua forza e le sue relazioni per sbarrare questo emendamento e la strada dell’approvazione in Aula. Già ieri nel pomeriggio, nel corso della riunione dei capigruppo in Senato, la Presidente aveva rappresentato ai Gruppi che su questo emendamento vi era una richiesta di stralcio.
Fonti parlamentari parlano di un interessamento diretto del Quirinale anche a seguito della recentissima lettera alle Camere per richiamare il Parlamento a non varcare certi limiti nella conversione in legge dei decreti. Tutti i gruppi hanno respinto questa richiesta e a quel punto si è provato con il tipico argomento della copertura finanziaria, cercando di affossare l’emendamento in Commissione Bilancio. Anche la Commissione Bilancio ha respinto questo tentativo individuando le coperture necessarie e riapprovando un’altra volta all’unanimità l’emendamento.
A quel punto non è rimasto altro che assegnare al Presidente del Senato l’ingrato compito di dare esecuzione al diktat, dopo che per tutta la giornata negli ambienti istituzionali era circolata la voce che il Quirinale avrebbe rinviato alle Camere il Decreto se non fosse stato ripulito nei provvedimenti ritenuti estranei compreso questo dei tribunali. Come possa definirsi estranea una norma sui tribunali quando il decreto parla di semplificazione della giustizia è un mistero.
Ho avuto diretta conferma di una ferrea volontà politica di non approvare la proroga per ragioni di merito dalla voce della stessa ministra Cartabia che ho avuto modo di incrociare a tarda sera al Quirinale al termine del concerto diretto dal Maestro Muti; non mi sono fatto scrupolo di avvicinarla per chiederle di rivedere la propria contrarietà, alla luce dell’unanime volontà del Parlamento e del territorio, ma non c’è stato nulla da fare. La ministra Cartabia in maniera cortese ma determinatissima mi ha detto chiaramente che non intendeva assecondare questa spinta alla proroga dei tribunali abruzzesi nel timore che potesse fungere da esempio per tutti gli altri tribunali soppressi.
E’ arrivato quindi il momento di affrontare pubblicamente la questione visto che le scorciatoie e i sotterfugi per ottenere di volta in volta le proroghe si stanno rivelando inefficaci. Ora pretendiamo che il Parlamento esamini il Disegno di Legge proposto dal Consiglio regionale e che tutte le forze politiche si esprimano nel merito sula soppressione dei tribunali minori. E se il caso abruzzese dovesse offrire l’occasione per riaprire la discussione dei tribunali già soppressi e sulla geografia giudiziaria nel suo complesso non potremmo che essere onorati di aver fatto da apripista
Quella di ieri è stata una brutta pagina nella storia della democrazia parlamentare. Un emendamento due volte approvato all’unanimità, in due diverse commissioni, è stato gettato nel cestino per volontà di un Governo che non era stato capace di convincere neanche uno dei parlamentari che fanno parte della sua maggioranza a sostenere le sue convinzioni. E’ un metodo autocratico, molto pericoloso e mi auguro che il Parlamento torni a riappropriarsi della piena potestà legislativa”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.