Stoccaggi del gas e la sismicità indotta: gli interrogativi

Ieri Report ha dedicato un lungo servizio a cura del giornalista Manuele Bonaccorsi alla questione della sismicità indotta che gli stoccaggi sotterranei di gas possono provocare, portando l’esempio del progetto Castor in Spagna e facendo rivelazioni letteralmente esplosive sulla commissione ICHESE che indagò sul sisma dell’Emilia Romagna, intervistando anche il presidente di quell’organismo, il professor Styles.

 

Sui rischi di questi stoccaggi, che sono anche classificati quali impianti a rischio di incidente rilevante per le enormi quantità di gas che vi vengono immagazzinati (allo stoccaggio Treste nel vastese parliamo di alcuni miliardi di mc di gas iniettati nel sottosuolo), siamo tornati più volte in questi anni. Anche Le Iene con Nadia Toffa avevano dedicato un lungo servizio di approfondimento al problema nel 2016 intervistando anche in quel caso eminenti ricercatori.

 

Tutti dati oggettivi, riportati in decine di studi e ricerche pubblicati sulle migliori riviste scientifiche al mondo. Ovviamente i rischi di sismicità indotta sono sito-specifici ma servono, appunto, studi approfonditi e di organismi terzi per escluderli.

 

In Abruzzo sono presenti due stoccaggi già operativi, quello di Cellino di Edison nel teramano e quello di Fiume Treste che interessa 10 comuni del vastese (con al centro Cupello) a cavallo tra Abruzzo e Molise.

 

Inoltre sono in progetto altri due impianti che interessano la regione, uno a S. Martino sulla Marrucina tra Chieti e Guardiagrele e l’altro a S. Benedetto del Tronto, proprio al confine nord.

 

I consumi di gas sono in forte calo e scenderanno sempre di più dovendo rispondere all’emergenza climatica tagliando i consumi di fossili. L’Italia ha già un’enorme capacità di stoccaggio, la seconda in Europa. Non si comprendono, quindi, le ragioni alla base dei nuovi impianti e del progetto di immagazzinare in sovra-pressione per centinaia di milioni di mc allo stoccaggio Treste, purtroppo già passato in Comitato VIA nazionale nel 2017 con una prescrizione incredibile, quella di cercare di abbassare la sismicità iniettando meno gas qualora si verifichino sismi con magnitudo maggiore di 3. Praticamente pensano che esista la “manopola dei terremoti”.

 

La Regione Molise, preoccupata, era intervenuta in sede di osservazioni ma incredibilmente la Commissione VIA nazionale aveva sostenuto che essendo i pozzi nel versante abruzzese dello stoccaggio l’osservazione non andava di fatto esaminata, come se i terremoti possano essere fermati da un confine amministrativo.

 

Sulla Commissione VIA nazionale che ha approvato il progetto di sovra-pressione durante il servizio di Report sono emersi pesantissimi rilievi. E’ stato anche citato proprio il caso del Treste, tra gli altri.

 

Crediamo che sia inaccettabile che in territori che presentano grandi rischi di sismicità naturale si aggiungano anche ulteriori rischi per attività di privati che mirano esclusivamente al profitto derivante dalla quota delle bollette degli italiani destinata a pagare e remunerare i cosiddetti “servizi di rete”.

 

Dobbiamo abbandonare le fossili e ci aspettiamo una posizione chiara dal nuovo governo regionale su questi progetti.

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