Piano nazionale per la riqualificazione: coinvolti 248 piccoli comuni in Abruzzo

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 167 del 17 luglio 2022 il Decreto Presidente Consiglio dei Ministri 16 maggio 2022, relativo alla predisposizione del “Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni”.

 

Il “Piano” definisce le modalità per la presentazione e per la selezione dei Progetti da parte delle Amministrazioni comunali mediante Bandi pubblici, ed è aggiornato ogni 3 anni sulla base delle risorse disponibili.

I COMUNI AMMESSI

Sono ammessi a presentare Progetti i piccoli Comuni individuati con il DPCM 23 luglio 2021.
Tra questi ben 248 Comuni abruzzesi, di cui 97 in provincia dell’Aquila, 90 in provincia di Chieti, 35 in provincia di Pescara e 28 in provincia di Teramo.

Per piccoli comuni la norma intende i comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti nonché i comuni istituiti a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti, prevedendo l’accesso ai finanziamenti a quelli che rientrano in una delle seguenti tipologie:
a) comuni collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico;
b) comuni caratterizzati da marcata arretratezza economica;
c) comuni nei quali si è verificato un significativo decremento della popolazione residente rispetto al censimento generale della popolazione effettuato nel 1981;
d) comuni caratterizzati da condizioni di disagio insediativo;
e) comuni caratterizzati da inadeguatezza dei servizi sociali essenziali;
f) comuni ubicati in aree contrassegnate da difficoltà di comunicazione e dalla lontananza dai grandi centri urbani;
g) comuni la cui popolazione residente presenta una densità non superiore ad ottanta abitanti per chilometro quadrato;
h) comuni comprendenti frazioni con le caratteristiche di cui alle lettere a), b), c), d), f) o g); in tal caso, i finanziamenti sono destinati ad interventi da realizzare esclusivamente nel territorio delle medesime frazioni;
i) comuni appartenenti alle unioni di comuni montani;
l) comuni con territorio compreso totalmente o parzialmente nel perimetro di un parco nazionale, di un parco regionale o di un’area protetta;
m) comuni istituiti a seguito di fusione;
n) comuni rientranti nelle aree periferiche e ultraperiferiche, come individuate nella strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del Paese.

QUALI I FINANZIAMENTI?

Nello stato di previsione del Ministero dell’interno é istituito, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2017 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023, un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttive.

PRESENTAZIONE DEI PROGETTI E PRIORITA’

Ogni piccolo comune può presentare un solo progetto, o singolarmente o in convenzione con altri piccoli comuni facenti parte dell’elenco allegato al Decreto. Possono presentare domanda anche le unioni di comuni per i progetti relativi al comune o ai comuni per i quali la medesima unione esercita la funzione

I Progetti devono contenere esclusivamente Interventi per i quali sia stata valutata almeno la fattibilità tecnica ed economica, mediante un progetto già perfezionato all’atto della domanda.

Il DPCM richiama la legge 6 ottobre 2017, n. 158, che individua gli Interventi prioritari che rientrano nel “Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni”, e in particolare:
qualificazione e manutenzione del Territorio, mediante recupero e riqualificazione di immobili esistenti e di aree dismesse, nonché Interventi volti alla riduzione del rischio idrogeologico;

messa in sicurezza e riqualificazione delle Infrastrutture stradali e degli edifici pubblici, con particolare riferimento a quelli scolastici e a quelli destinati ai Servizi per la Prima Infanzia, alle Strutture pubbliche con funzioni socio-assistenziali e alle Strutture di maggiore fruizione pubblica;

riqualificazione e accrescimento dell’efficienza energetica del Patrimonio edilizio pubblico, nonché realizzazione di Impianti di produzione e distribuzione di Energia da fonti rinnovabili, nel rispetto della normativa in materia di tutela dei valori storico paesaggistici;
acquisizione e riqualificazione di terreni e di edifici in stato di abbandono o di degrado, anche al fine di sostenere l’imprenditoria giovanile per l’avvio di nuove attività turistiche e commerciali volte alla valorizzazione e alla promozione del territorio e dei suoi prodotti. In particolare, i piccoli Comuni possono adottare misure volte all’acquisizione e alla riqualificazione di immobili al fine di contrastare l’abbandono:

di terreni, per prevenire le cause dei fenomeni di dissesto idrogeologico e la perdita di biodiversità e assicurare l’esecuzione delle operazioni di gestione sostenibile del bosco, anche di tipo naturalistico, nonché la bonifica dei terreni agricoli e forestali e la regimazione delle acque, compresi gli interventi di miglioramento naturalistico e ripristino ambientale;
di edifici in stato di abbandono o di degrado, anche allo scopo di prevenire crolli o comunque situazioni di pericolo;

acquisizione di Case cantoniere e del sedime ferroviario dismesso. I piccoli Comuni, anche in forma associata, possono acquisire Stazioni ferroviarie disabilitate o case cantoniere della Società Anas S.p.a., al valore economico definito dai competenti uffici dell’Agenzia del Territorio, ovvero stipulare intese finalizzate al loro recupero, per destinarle, anche attraverso la concessione in comodato a favore di Organizzazioni di volontariato, a presìdi di Protezione civile e salvaguardia del Territorio ovvero a sedi di promozione dei prodotti tipici locali o ad altre attività di interesse comunale. I piccoli Comuni possono inoltre acquisire il sedime ferroviario dismesso e non recuperabile all’esercizio ferroviario, da utilizzare principalmente per la destinazione a Piste ciclabili, in conformità agli strumenti di programmazione della Rete ciclabile eventualmente previsti a livello nazionale e regionale;
recupero e riqualificazione urbana dei Centri storici, anche ai fini della realizzazione di Alberghi diffusi. I piccoli Comuni possono inoltre individuare, all’interno del perimetro dei Centri storici, zone di particolare pregio, dal punto di vista della tutela dei Beni architettonici e culturali, nelle quali realizzare Interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla Riqualificazione urbana, nel rispetto delle tipologie costruttive e delle strutture originarie, attraverso gli strumenti a tale fine previsti dalla vigente normativa statale e regionale in materia.

 

Detti Interventi integrati, prevedono: il risanamento, la conservazione e il recupero del Patrimonio edilizio da parte di soggetti privati; la realizzazione di Opere pubbliche o di interesse pubblico, nel rispetto dei caratteri identificativi e tipici delle zone; la manutenzione straordinaria dei Beni pubblici già esistenti da parte dell’Ente Locale e il riuso del patrimonio edilizio inutilizzato; il miglioramento e l’adeguamento degli arredi e dei servizi urbani; gli interventi finalizzati al consolidamento statico e antisismico degli edifici storici nonché alla loro Riqualificazione energetica; la realizzazione di Infrastrutture e Servizi adeguati; il miglioramento del Decoro urbano e dei Servizi urbani quali l’apertura e la gestione di Siti di rilevanza storica, artistica e culturale;

salvaguardia e recupero dei Beni culturali, storici, artistici e librari, anche stipulando Convenzioni con le Diocesi della Chiesa cattolica e con le Rappresentanze delle altre Confessioni religiose che hanno concluso Intese con lo Stato, relativamente ai beni degli Enti ecclesiastici o degli Enti delle Confessioni religiose civilmente riconosciuti;
recupero dei pascoli montani, anche al fine di favorire la produzione di carni e di formaggi di qualità.

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