Il caso Gran Sasso in Brasile e Slovenia FOTO VIDEO

In occasione del primo anniversario del disastro di Brumadinho (Minas Garais-Brasile) una delegazione di movimenti europei, mondiali, compreso il Forum H2O abruzzese con Renato Di Nicola, invitato dagli attivisti brasiliani, dal 20 al 27 gennaio ha partecipato in Brasile alla Marcia Internazionale promossa da Mab (Movimento danneggiati dalle dighe) per reclamare il diritto a giuste bonifiche, a risarcimenti che siano adeguati al danno procurato, per la fine della repressione contro i popoli in lotta e per garantire la punibilità a chi si è macchiato dell’assassinio di molti leaders dei movimenti sociali.

A Brumadinho una diga della multinazionale Vale, ora sotto accusa, franò facendo 272 vittime e contaminando un territorio vastissimo ora senza più vita. E’ uno dei casi più evidenti ma non il solo, purtroppo, dello stato delle migliaia di  dighe in Brasile dove più della metà di queste vengono considerate altamente pericolose. Su questo ed altri temi, soprattutto con la elezione dell’estremista fondamentalista Bolsonaro, alle popolazioni viene impedito, anche militarmente, di rendere effettiva la partecipazione nelle decisioni restringendo sempre più gli spazi di democrazia.

Dichiara Renato Di Nicola, presente in Brasile in rappresentanza del Forum H2O, “Partecipiamo alla marcia di  Brumadinho come movimento contro il fossile e per la difesa dell’acqua coscienti che la devastazione dei territori da parte di istituzioni ed imprese estrattiviste è una realtà che tocca tutta la Terra e anche l’Italia. Imprese che con il loro agire attentano alla vita del genere umano e del pianeta. Ho assistito ad una toccante messa in suffragio delle vittime, che sono state ricordate anche da Papa Francesco in un messaggio inviato alla comunità. In Abruzzo, nonostante delle vittorie popolari importanti come quella contro il progetto petrolifero di Ombrina Mare o il terzo traforo del Gran Sasso, non si procede alle bonifiche come a Bussi, i processi istituzionali e giudiziali sono sempre pieni di lungaggini e trappole che colpevolmente allungano i tempi e sfiancano non solo economicamente i movimenti popolari mentre stuoli di professionisti  e funzionari lobbisti lavorano ben pagati dai potentati. Si continuano a programmare grandi opere inutili, dannose e clima-alteranti come il gasdotto Sulmona Foligno, si appaltano senza gare il controllo ed il rifacimento viario a chi è colpevole del disastro nel settore, non si preservano le fonti idriche come quelle del Gran Sasso. Anche quando esistono normative sulla carta utili e di buon senso non vengono applicate: bisogna cambiare radicalmente modo di agire, il nostro pianeta è unico e finito”

Il riferimento è alla Carta delle aree di salvaguardia delle acque attesa dal 2006 in base agli obblighi previsti dal D.lgs.152/2006 e realizzata dalla regione nel 2017. Pagata ben 480.000 euro dai contribuenti è tenuta tuttora nei cassetti della regione. Un vero scandalo: come avere già tutto pronto per la carta delle valanghe e non metterci l’ultimo timbro! Ricordiamo che nei Laboratori di Fisica Nucleare sono tuttora presenti ben 2.300 tonnellate di sostanze pericolose in 2 (LVD con 1.000 tonnellate di acqua ragia e Borexino con 1.292 tonnellate di 1,2,4 trimetilbenzene) dei 20 esperimenti, materiali che, sulla base delle leggi che vietano lo stoccaggio di sostanze pericolose vicino ai punti di approvvigionamento idrico potabile, non sarebbero potute neanche entrare nella montagna che custodisce uno dei principali acquiferi europei che disseta 700.000 persone. Ancora oggi l’INFN incredibilmente non da seguito alla richiesta ufficiale della Regione Abruzzo, formulata per in ben due lettere, di avviare l’iter autorizzativo per lo smantellamento dei due esperimenti e l’allontanamento delle sostanze pericolose abbassando così di molto i rischi che corre la qualità dell’acqua. Evidentemente anche qui da noi la democrazia viene messa sotto i piedi perché queste attività vengono fatte contro la volontà delle popolazioni ed a volte anche contro i poteri locali e addirittura contra legem.

“Avevamo ospitato un anno fa gli attivisti brasiliani del MAB in Abruzzo e ora abbiamo avuto noi l’occasione di portare in Brasile le nostre esperienze di lotta, facendo conoscere la situazione che viviamo in Abruzzo, costruendo collegamenti e programmando lotte ed impegni sempre più globali e territoriali perché una prospettive di futuro diventi reale per noi e per le future generazioni anche in considerazione della crisi climatica che ci riguarda tutti e che avrà un impatto drammatico sul ciclo dell’acqua” conclude Di Nicola.

Il caso del Gran Sasso continua a suscitare interesse anche in altri paesi. Ieri sera, invece, sulla Tv statale slovena RTV 4 è andato in onda il servizio del corrispondente dall’Italia Janko Petrovic sullo stato precario dell’autostrada A24, con un passaggio sul viadotto di Casale San Nicola a Isola del Gran Sasso, e sulle vicende del traforo del Gran Sasso e dell’acqua.

 

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