C’erano anche gli olivicoltori abruzzesi soprattutto giovani questa mattina a Roma per denunciare gli errori regionali e l’assenza nella manovra approvata delle misure necessarie a garantire adeguate risorse al Fondo di Solidarietà Nazionale per far fronte alle pesanti calamità che hanno colpito importanti aree del Paese, a partire dalla Puglia ma senza risparmiare altre regioni tra cui l’Abruzzo, con il dimezzamento della produzione nazionale di olio di oliva che ha messo in ginocchio il settore.
Migliaia di agricoltori della Coldiretti si sono dati appuntamento in via XX Settembre 20 davanti Ministero delle Politiche Agricole dove era stato fissato l’incontro di una delegazione guidata dal presidente Ettore Prandini con il Ministro Gian Marco Centinaio. Nei cartelli dei manifestanti frasi come “Solo promesse per l’olio italiano nessun interesse”, “Produzione dimezzata, olivicoltura dimenticata”, ma anche riferimenti espliciti all’Abruzzo in cui si legge “la burocrazia colpisce come il terremoto” oppure “burocrazia fa più danni delle calamità”.
“L’obiettivo – spiega Coldiretti Abruzzo – è salvare il prodotto simbolo della dieta mediterranea di fronte ad una crisi storica che va affrontata responsabilmente con interventi straordinari a livello regionale e nazionale. Dall’invasione di olio straniero a dazio zero al falso Made in Italy e alle contraffazioni fino ai cambiamenti climatici e agli effetti dei disastrosi eventi estremi, che sono alcune delle criticità da affrontare per salvare un settore strategico per la salute dei cittadini, il presidio del territorio, l’economia e l’occupazione che vede impegnate in Italia oltre 400mila aziende agricole e in Abruzzo circa 60mila di cui 15mila specializzate nella produzione di olio”.
In riferimento al cambiamento climatico, con una produzione praticamente dimezzata è stato infatti l’olio extravergine di oliva Made in Italy a subire quest’anno gli effetti più pesanti del cambiamento climatico (con una netta diminuzione anche in Abruzzo dove in alcune zone la produzione è crollata anche del 50%) come emerge dallo studio “Salvaolio” della Coldiretti presentato questa mattina in cui si evidenzia che per la prima volta nella storia – sottolinea la Coldiretti – la produzione spagnola stimata quest’anno in 1,6 miliardi di chili è superiore di oltre sei volte quella nazionale che potrebbe essere addirittura sorpassata da quella della Grecia e del Marocco.
Senza interventi strutturali l’Italia – precisa la Coldiretti – rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio. Per affrontare l’emergenza serve la dichiarazione di calamità naturale con lo stanziamento di risorse adeguate per consentire ai produttori duramente colpiti di ripartire in situazioni drammatiche e sul piano strutturale vanno affrontate le molteplici criticità per salvare un settore strategico per la salute dei cittadini, il presidio del territorio, l’economia e l’occupazione”.
In questo scenario per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano olivicolo nazionale 2.0 per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, ma le preoccupazioni riguardano anche le conseguenze del crollo dei raccolti in quanto nel nuovo anno le importazioni di olio di oliva dall’estero sono destinate a superare abbondantemente il mezzo miliardo di chili con il risultato che sul mercato nazionale più di due bottiglie di olio di oliva su tre conterranno prodotto straniero. “Il rischio per i consumatori – dice Coldiretti Abruzzo – è che nelle bottiglie di olio, magari vendute sotto marchi italiani ceduti all’estero o con l’etichetta delle grande distribuzione si trovi prodotto straniero (tunisino, spagnolo o greco), peraltro favorito da etichette dove l’indicazione della provenienza è spesso illeggibile”. “Con il crollo della produzione nazionale e l’aumento degli arrivi dall’estero è evidente il rischio di frodi e sofisticazioni a danno del vero Made in Italy che colpiscono i produttori agricoli e dei consumatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre difendere l’extravergine italiane nell’ambito dei negoziati internazionale dove l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi”.
Coldiretti Abruzzo ricorda inoltre che il comparto olivicolo conta in regione circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane). La produzione media abruzzese è di circa 14mila tonnellate di olio negli anni di carica anche se la campagna olivicola di quest’anno ha subito una forte diminuzione della produzione.