Centrale idroelettrica alle Grotte di Stiffe: 2mila cittadini presentano le osservazioni

Oltre 2.000 cittadini, assieme a associazioni e comitati, hanno depositato al Comitato VIA regionale le proprie osservazioni contrarie al progetto per realizzare una centrale idroelettrica alle Grotte di Stiffe intubando il Rio La Foce.

 

Il corso d’acqua sarebbe così ridotto ad un rigagnolo in un luogo oggi magico e di grandissimo valore paesaggistico, caratterizzato da cascate e pozze.

Domani 23 maggio si svolgerà la riunione del Comitato VIA per decidere sul progetto.

Il Comitato Salviamo La Foce di Stiffe non appena letta la documentazione progettuale si è subito attivato per raccogliere le firme dei cittadini e per presentare una serie di osservazioni tecniche assieme ad associazioni e movimenti, come il Forum H2O, ed esperti del settore.

La grande risposta dei cittadini testimonia l’amore per un luogo meraviglioso posto all’interno di un Parco Regionale che non può essere depauperato anche per il suo rilievo dal punto di vista dell’economia turistica. Il Comitato VIA regionale è stato così letteralmente inondato dalle osservazioni dei cittadini.

Sono emerse molte criticità procedurali e di contenuto, riassunte qui sotto in 10 punti. Auspichiamo che il Comitato respinga il progetto, noi faremo tutto quello che è democraticamente possibile fare per fermarlo qualora dovesse essere approvato.

1)Stato ecologico dei corsi d’acqua abruzzesi: il corso d’acqua in questione, nonostante abbia anch’esso alcune forme di pressione antropica che andrebbero ridotte, è tra i pochissimi tratti fluviali abruzzesi a rispettare l’obiettivo di qualità ambientale fissato dalla Direttiva 60/2000/CE. Il 72% dei fiumi abruzzesi non rispetta tale standard. Appare evidente che bisogna operare per diminuire la pressione sui corsi d’acqua e non aumentarla con ulteriori prelievi che, come è riconosciuto in maniera unanime, sono oggi tra i maggiori detrattori ambientali responsabili di tale condizione di generale inadempienza della Regione Abruzzo;

2)Parco del Sirente: la Legge quadro sulle aree protette 394/1991 vieta la modifica del regime delle acque all’interno dei parchi. In questo caso non solo è prevista la fortissima riduzione della portata in alveo a causa della captazione ma anche una modifica della variabilità naturale delle portate. Pertanto è evidente che l’intervento entra in conflitto insanabile con una norma generale dello Stato. Inoltre è incredibile che lo stesso Parco parli in un parere preliminare di “compensazioni ambientali” (ammettendo così l’effettivo impatto negativo del progetto) e di “royalty” da parte dell’Azienda, come se si potesse monetizzare a favore del bilancio dell’ente l’impatto ambientale, naturalistico e paesaggistico del progetto.
3)Impatto paesaggistico: le Grotte di Stiffe e il suo contesto sono sottoposti a stringenti vincoli paesaggistici fin dal 1962, anche per la scenografica presenza della risorgenza, di cascate, pozze, acque di stillicidio, vegetazione rigogliosa. La riduzione della portata fino all’85% ovviamente azzererebbe molte cascate e cascatelle, riducendo l’area bagnata e, quindi, la presenza di muschi e felci, con un impatto paesaggistico enorme di cui non è stato tenuto alcun conto sia nei documenti depositati dal proponente sia nelle prime valutazioni degli enti a vario titolo competenti.

4)Alternative energetiche: la produzione energetica, a fronte di un fortissimo impatto, è bassissima. Con interventi di risparmio, efficienza e produzione con altre forme come il fotovoltaico montato sui numerosi capannoni industriali della zona, e a parità di investimento, si otterrebbero gli stessi o maggiori risultati in termini energetici.
5)Calcolo delle portate: gli stessi proponenti da un lato ammettono che la portata del rio è fortemente variabile e dall’altro presentano dati contraddittori sulla portata media, che passa da 200 litri al secondo a 500 nei diversi testi citati in bibliografia. Poiché il Deflusso Minimo Vitale viene calcolato a partire proprio dalla portata, l’assenza di una serie storica di dati di almeno 20-30 anni determina l’inadeguatezza dei calcoli presentati a supporto del progetto.
6)Impatto sul turismo e sull’economia: le Grotte di Stiffe sono uno dei principali attrattori turistici del medio e alto Aterno, con decine di migliaia di visitatori e un potenziale non ancora espresso del tutto. È evidente che la riduzione al 10-15% della portata del corso d’acqua a partire proprio dal punto di ingresso dei visitatori, altererebbe uno degli scenari di maggiore impatto estetico che oggi viene fruito. Attorno alle Grotte è fiorita, nonostante i problemi derivanti dal sisma, una serie di attività economiche (ristorazione, guide, pernottamenti) che avrebbero un impatto a causa di un intervento che, per stessa ammissione dei proponenti, a regime non porterebbe alcun posto di lavoro in quanto la centrale funzionerebbe con controllo in remoto.

7)Specie faunistiche e floristiche di pregio: nell’area oggetto dell’intervento sono presenti specie faunistiche di assoluto rilievo, tra cui l’Orso bruno (recentissima una osservazione), l’Aquila reale, il Merlo acquaiolo e numerose piante di forra di interesse conservazionistico. Tutte specie che risentiranno negativamente o dei lavori per la costruzione della condotta o della derivazione o di entrambe a causa del disturbo, della sottrazione di habitat, dei lavori di scavo ecc.

8)Cambiamenti climatici: l’ultimo rapporto dell’IPCC dell’ONU sui cambiamenti climatici evidenzia per l’ennesima volta il drammatico impatto che i corsi d’acqua subiranno nell’area mediterranea a causa della modifica del regime delle precipitazioni e delle temperature. Tali stravolgimenti epocali si stanno già manifestando e la stessa UE impone agli stati membri misure per la mitigazione dello stress ambientale. Questo progetto di captazione, della durata ultradecennale, non tiene in alcun conto questa problematica e, anzi, aggiunge una fortissima pressione antropica riducendo la capacità di resilienza del corso d’acqua.
9)Inadeguatezza del Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo: i dati, ormai ultradecennali, sulla deprimente condizione dei corsi d’acqua abruzzesi, addirittura in costante peggioramento, evidenziano l’arretratezza e l’inadeguatezza del Piano di Tutela delle Acque varato dalla Regione Abruzzo su cui si basano alcune valutazioni degli enti per l’esame del progetto, confermando tutti i rilievi critici contenuti nelle osservazioni che a suo tempo le associazioni avevano sollevato, a partire proprio dalle modalità di calcolo del Deflusso Minimo Vitale. Indirettamente la stessa regione ha ammesso l’insufficienza delle misure previste dal Piano avviando nella Delibera di Giunta 710/C di approvazione del Piano la revisione dello stesso!
10)Rischio idrogeologico-sismico: il versante e il tracciato interessato dalla realizzazione della condotta presenta numerose criticità ben evidenziate dagli studi sul rischio di crollo di massi realizzati a seguito degli eventi sismici del 2009. Tali rischi sono a nostro avviso sottovalutati negli elaborati depositati.

Gestione cookie