Una performance artistica che porta ad una profonda riflessione sul ruolo attuale della Chiesa alla luce del contributo e dell’eco del Papa che ha fatto un passo indietro.
“Habemus Papam, nero!”. Il grido artistico è stato lanciato a Roma, questa mattina, con una innovativa performance, a firma di Pep Marchegiani, che si inserisce nella lunga tradizione delle Pasquinate, con l’apparizione dell’immagine del nuovo Pontefice africano (Celestino VI) sulla celebre statua di Pasquino, sul lungotevere al cospetto del Cupolone e in diversi luoghi iconici della Città eterna, come ai piedi della statua di Giordano Bruno in Campo dei Fiori.
Marchegiani, artista non nuovo a provocazioni che portano a una riflessione sullo stato e sul ruolo dell’arte contemporanea, ha voluto portare nel cuore della cristianità il primo Papa africano della storia. Ad ispirarlo è stato un sogno, poi materializzato in un’effige, un NFT e un sito, E-pray, che venderà oggetti sacri, autorizzati da La Santa Sede (marchio in fase di registrazione), relativi alla figura del nuovo pontefice: Celestino VI.
“L’idea della performance arriva proprio da una veggenza, con l’eredità spirituale di San Pietro raccolta da Celestino VI, il primo Papa proveniente dalla zona di Dar Gum’a in Sudan – racconta l’artista -. Un Papa africano, dunque, con un nome che evoca la celebre figura di Celestino V, di memoria dantesca, primo pontefice a rinunciare al soglio papale. Dopo di lui ha dato le dimissioni Papa Ratzinger, scomparso di recente”. Nel suo sogno Marchegiani e con la sua installazione a Napoli ha di fatto “anticipato” la notizia della lettera di dimissioni preparata da Papa Francesco e dell’annuncio che tra due anni una donna sarà alla guida del Dicastero.
Celestino VI, come il suo ideale predecessore rappresentato dalla figura dell’eremita del Gran rifiuto, sarebbe un Papa dei poveri, di una Chiesa pura, essenziale, evocativa delle sue prime forme.
L’artista torna a Roma dove ha già firmato una sua performance, incappucciando le statue del Pincio con sacchetti di plastica nera, denunciando il degrado della Capitale. Altre sue incursioni sono state quella a Firenze, con l’installazione di un David di Michelangelo rivisitato nelle sue fattezze, in forma di denuncia del conservatorismo dell’arte, fino alla “messa in vendita” della Reggia di Caserta per il suo scarso utilizzo e assenza di valorizzazione.
“L’installazione è sì provocatoria ma sottolineo che non sono contro la Chiesa a prescindere – aggiunge Pep Marchegiani -. Con questo gesto intendo scuotere le coscienze, invitando ad una riflessione». Non è la prima volta che la carriera dell’artista si interseca con la Chiesa, avendo già omaggiato Papa Francesco con l’opera SuperPope. “Inoltre per me Wojtyla è stato uno dei più grandi rivoluzionari della Chiesa”, aggiunge l’artista.
Pep Marchegiani, classe ‘71 è abruzzese di nascita. Opera in particolare nell’ambito dell’arte contemporanea ed è un fervente sostenitore dell’arte senza padroni. Nel 2021 ha firmato il quadro “Ragazzino grasso senza nome, ma con il pannolino” che è diventato il primo NFT al mondo.