Di Luca (Pd): “La mia espulsione? Solo una questione politica”

dilucaTeramo. Di Luca moroso, Di Luca, per questo, espulso dal Partito Democratico. Ma Di Luca non ci sta. E’ così il consigliere regionale, espulso dal Partito Democratico per non aver versato le quote istituzionali relative alla sua carica, passa al contrattacco. E lo fa mostrando le carte di quella che lui definisce solo una “questione politica, del tutto strana a venti giorni dal voto” e correlata forse al suo appoggio al sindaco di Torano Dino Pepe, “persona seria”, come la definisce lui stesso.

“Provo una delusione assoluta dopo vent’anni nel partito – racconta il consigliere regionale – Mi hanno accusato di essere moroso ed invece sono stato sempre tra i più puntuali nel pagare ciò che dovevo. Il primo gennaio del 2013 ho smesso di esserlo. Perché? Perché mi sono accorto che le cose non stavano andando come invece dovrebbero. Il partito non può essere un comitato elettorale permanente, basta guardare i vari membri per capire che tutto riconduce ad una figura unica. In quattro anni il mio partito ha incassato un milione e 128mila euro ed io personalmente ho versato 30mila euro. Con queste cifre, un partito non può permettersi di chiudere in perdita e parla uno che non chiede i rimborsi neanche per i cioccolatini. Come potevo manifestare questo mio disagio? Semplice, non pagando. Mi aspettavo, in questo anno, di essere contattato. Ho ricevuto due lettere in cui mi si ricordava quello che dovevo versare, poi è arrivata questa espulsione. Quando so, perché ho letto le relazioni, che il tesoriere del partito deve sudare le classiche sette camicie per avere i versamenti delle quote da altri membri e non si prendono provvedimenti”. E continua: “Io non volevo che questa cosa uscisse, poi hanno ritenuto di cacciarmi. Io penso che il partito sia una cosa seria e se devo scegliere se dare il mio denaro in questo modo o ad una persona che ne ha bisogno, scelgo di certo la seconda opzione”. 

E adesso Di Luca cosa farà? “Continuerò la campagna elettorale per persone serie (Dino Pepe, accomunati anche dal fatto di essersi opposti alla candidatura di Teresa Ginoble, sorella del deputato Tommaso, a Roseto tre anni fa; ndg). Se il partito vuole recuperare, io sono disponibile, altrimenti va bene così. Dal 27 maggio deciderò eventualmente cosa fare”.

 

 

 

 

 

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