Mercoledì prossimo, in occasione del “Transgender Day of Remembrance”, i circoli Arcigay abruzzesi, ricorderanno la figura di Emanuela Di Cesare con un commemorazione sulla sua tomba nel cimitero di Tornimparte alle ore 15, per poi spostarsi a Pescara (piazza Sacro Cuore), da dove alle ore 18 partirà una fiaccolata per ricordare tutte le vittime della transfobia.
“Dove c’è violenza non può esserci silenzio” si legge in una nota “e se la violenza è efferata, allora si ha il dovere di combatterla”.
Emanuela Di Cesare aveva 37 anni ed è stata uccisa il 23 aprile del 2007 a Pescara. “Era una transessuale” aggiunge Leonardo Dongiovanni, segretario dell’Arcigay Massimo Consoli L’Aquila “e poco importerebbe citare questo dettaglio se non ci trovassimo ancora nella condizione di doverlo ritenere rilevante. Emanuela non fu semplicemente uccisa, perché per un essere umano rinvenuto con il cranio sfondato nella sua abitazione satura di gas (un artificio dei suoi aguzzini che voleva maldestramente inscenare un tragico incidente) il termine ‘uccisione’ è ingiustamente riduttivo: qui si deve parlare senza mezzi termini di una barbarie, di un massacro. Di Emanuela sparse per l’Italia e per il mondo ce ne sono molte, troppe e nessuno parlandone si concentra sull’elemento fondamentale delle loro scelte di vita ‘oltre la transizione’: l’integrazione. Nessuno prenderebbe a lavorare nella sua boutique o nel suo salumificio una transessuale in quanto simbolo di perversione e di sessualità deviata irreversibilmente. Allora pur di tirare a campare una poveraccia qualsiasi sceglie il marciapiede, con tutti i rischi che ciò comporta. Lo Stato italiano è assente nella vita di queste persone, la società è assente, ed il circolo vizioso riprende la sua corsa inesorabile”.