Atri. “È una situazione paradossale che proprio a pochi giorni dalla manifestazione organizzata per salvare il punto nascita dell’Ospedale San Liberatore di Atri venga annunciata anche la chiusura di un altro fiore all’occhiello del nosocomio atriano, ossia il suo reparto di endocrinologia ed è l’ennesima conferma della grande superficialità con cui il governo regionale di centrosinistra affronta la questione della sanità abruzzese e del disegno di spoliazione della sanità teramana a vantaggio di altri territori”.
Lo dichiarano in una nota congiunta il vicepresidente del Consiglio regionale Paolo Gatti, il Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza Giorgio D’Ignazio, il Presidente emerito della Regione Abruzzo Gianni Chiodi ed il Consigliere regionale Mauro Di Dalmazio.
“Il reparto è stato de facto messo nelle condizioni di dover chiudere per mancanza di personale e per la superficialità con cui la Regione ha gestito la questione del concorso per l’assunzione dei nuovi endocrinologi”, spiegano i consiglieri. “Consideriamo questo un comportamento scellerato ed irresponsabile visto il livello di eccellenza raggiunto dal reparto guidato dal dott. Raggiunti nell’erogazione di servizi essenziali per i cittadini, riconosciuto anche sul piano internazionale e l’importante contributo che ha fornito alla mobilità attiva della Regione, attirando pazienti da tutta Italia. Gli interventi parcellizati e disorganici messi in atto nel campo sanitario paiono privi di criterio e di logica e rischiano di rivelarsi un boomerang per gli stessi cittadini, privandoli della possibilità di accedere a cure essenziali per la propria salute, un diritto costituzionalmente garantito.
Invitiamo pertanto il Presidente D’Alfonso e l’Assessore Paolucci a prendersi maggiormente a cuore lo stato della sanità in Abruzzo, tutelando con ogni possibile mezzo quelli che risultano i suoi centri di eccellenza, affinché gli abruzzesi possano finalmente ricevere le tanto promesse ‘coccole'”, concludono i consiglieri .