Ecomafia Abruzzo, il rapporto di Legambiente

C_3_TopNews_89910_fotoAbruzzo. Sono stati raccolti ed elaborati nel dossier Ecomafia 2010 i numeri della straordinaria attività svolta anche nel 2009 da tutte le Forze dell’ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali (Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Corpi forestali regionali, Polizia di Stato, Direzione investigativa Antimafia, Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Polizia Provinciale)

Il dossier, pubblicato da Edizioni Ambiente e in vendita nelle librerie, è stato presentato ieri a Roma.

L’Abruzzo si colloca al 12esimo posto della classifica assoluta dell’illegalità ambientale con 776 infrazioni accertate, 714 persone denunciate, 1 persona arrestata e 192 sequestri.

Stessa posizione (12esima) anche nello specifico del settore del ciclo del cemento, con 191 infrazioni accertate, 249 persone denunciate e 32 sequestri. Peggiore invece é la situazione nel settore del ciclo dei rifiuti, dove l’Abruzzo occupa il decimo posto con 210 infrazioni accertate, 217 persone denunciate e 52 sequestri.

Il maggior numero di infrazioni nel settore del ciclo del cemento si sono consumati in provincia di Teramo con 62 infrazioni accertate, in provincia dell’Aquila con 61, di Pescara con 41 e di Chieti con 27. Situazione analoga nel settore dei rifiuti, con 80 infrazioni accertate in provincia di Teramo, 59 in provincia dell’Aquila, 53 in provincia di Chieti e 18 in provincia di Pescara.

“La situazione nell’insieme è risultata leggermente migliorata rispetto all’anno precedente – commenta Angelo Di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo – un buon risultato frutto anche delle notevoli operazioni di controllo svolte sul territorio regionale dalla forze dell’ordine che molto presumibilmente hanno prevenuto le cattive intenzioni degli eco criminali”.

Il 2009 è stato l’anno del terremoto aquilano: tante sono state le attenzioni, comprese quelle di Legambiente che, insieme all’associazione Libera e alla Provincia de L’Aquila, ha dato vita all’osservatorio “Ricostruire pulito” per contribuire al lavoro degli inquirenti nelle attività di monitoraggio e prevenzione dai possibili fenomeni di infiltrazioni criminali nel processo di ricostruzione.

“La gravità di quanto sta emergendo dalle indagini giudiziarie e dagli accertamenti tecnici nelle vicende aquilane – conclude Angelo Di Matteo – impone una campagna regionale di monitoraggio immediato delle opere pubbliche a rischio di calcestruzzo depotenziato”.

Come se non bastassero i problemi dovuti alla cattiva gestione dei 4,5 milioni di tonnellate delle macerie del terremoto del 6 aprile scorso, l’Abruzzo si è rivelato ancora una volta crocevia di traffici illegali di rifiuti speciali: nel Dossier viene infatti ricordata l’Operazione “Spiderman” della Procura di Lanciano, che ha coinvolto 22 persone e 5 aziende fra imprenditori, trasportatori, intermediari e laboratori d’analisi compiacenti, per un totale di movimenti illegali pari a circa 80 mila tonnellate con un business stimato di circa 3 milioni di euro.

“Anche in questo caso si sono rivelate fondamentali le intercettazioni ambientali e telefoniche che – ricorda Luzio Nelli, della segreteria regionale di Legambiente – hanno evidenziato finanche il coinvolgimento di un ex magistrato e di due funzionari della Polizia provinciale, colpevoli di dichiarare il falso sui controlli. Si tratta di un’ulteriore conferma della necessità di non far scendere l’attenzione sul sistema delle intercettazioni”.

L’Italia è l’unico Paese in Europa ad aver introdotto il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, una straordinaria battaglia che anche Legambiente ha portato avanti con tenacia e che ha consentito di raggiungere risultati straordinari nell’azione repressiva.

“Allo stesso tempo pero, L’Italia è rimasta uno dei pochi Paesi a non aver ancora previsto nel codice penale i delitti contro l’ambiente che l’Unione Europea impone di recepire entro dicembre 2010 – conclude Luzio Nelli – Si tratta  di una riforma di civiltà già prevista in un disegno di legge approvato dall’allora governo Prodi nel 1997 e mai trasformato in legge”.

 

 

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