Caro Presidente,
scrivo alla luce della selva di considerazioni che ha scortato la presenza dell’on. Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nella nostra regione.
Credo, senza tema di smentita, che mai parole abbiano posseduto siffatta chiarezza, da parte di chi assume sulla propria persona, la responsabilità della dignità dei propri concittadini.
Ritengo, allo stesso modo, che si sia persa un’occasione, da parte delle minoranze, per evitare polemiche strumentali, nonché di contenere un sussulto d’impeto territoriale poco funzionale.
Il ruolo che ricopro in Consiglio Regionale, mi impone di muovere rapidamente alcune riflessioni che intendo rendere pubbliche.
Il primo dato che la nostra comunità dovrebbe raccogliere con piacere, attiene la possibilità di uscita dallo stato di commissariamento, che ancora ci attanaglia, nei prossimi 6-7 mesi.
Abbiamo avuto il coraggio di compiere alcune scelte e credo che dovremmo avere il coraggio di compierne ulteriori, guardando al futuro, inteso come lo spazio temporale ove coniugare il verbo della sicurezza e dell’assistenza nei confronti di uomini, donne e bambini.
Questo significa, nella temporaneità, che mi auguro essere breve, del suo incarico commissariale, prepararci a scrivere un nuovo Piano Socio Sanitario per la nostra regione, in cui il territorio deve essere attore protagonista assieme all’esigenza di benessere della nostra gente.
Razionalizzazione è l’azione che deve far rima con rilancio e specializzazione, anziché con un mero taglio lineare di risorse e servizi.
In questo senso sono convinto che la popolazione possa essere più pronta dell’intera classe politica ad accettare una completa rivisitazione del sistema del welfare, purché siamo in grado di garantire la certezza dell’assistenza e della prestazione erogata.
Probabilmente la provincia da cui provengo, è un esempio paradigmatico di come la mini ospedalizzazione diffusa abbia prodotto un fallimento, nella vicinanza concreta ai cittadini, sempre più lontani dalla percezione di luogo di cura, rispetto ai nosocomi nostrani.
Mi chiedo dunque, laddove la responsabilità della funzione pubblica, almeno fin quando la concorrenza di competenze ce lo consentirà, deve necessariamente assumere i caratteri della decisione, da cui sicuramente non ci sottrarremo, cosa è lecito pretendere per il futuro di quei presidi che oggi subiscono tagli o declassamenti?
Cosa intendiamo offrire singolarmente ed in maniera sinottica, guardando all’offerta aggiuntiva di risposta socio-sanitaria a quei territori la cui domanda non può e non deve rimanere insoddisfatta?
Sandro Mariani (capogruppo Pd Regione Abruzzo)