Cosa volutamente accantonata al solo scopo di drammatizzare strumentalmente criticità non attribuibili, come si vuol far credere, per larga parte a TUA SpA, bensì a fenomeni per i quali l’azienda auspica da parte sindacale una proattiva collaborazione piuttosto che una strumentale contrapposizione.
Va precisato innanzitutto che, ad oggi, non si registra alcuna carenza di personale tra gli equipaggi del trasporto ferroviario TPL. Sono previsti 16 macchinisti e ne sono in forza 16. Sono previsti altrettanti capi treno e altrettanti ne sono in forza.
Quindi parlare di carenze di personale quando rispetto ad 11 equipaggi in servizio ce ne sono ben altri 5 a disposizione per garantire tutte le libertà contrattuali significa negare la verità e veicolare valutazioni destituite di qualsiasi fondamento.
TUA ha una scorta di personale del 45% rispetto a quello comandato in turni, percentuale migliorata sensibilmente rispetto al passato, ma non ancora confrontabile con quelle che si registrano in imprese analoghe molto più produttive.
Per spiegarci meglio, in TUA ogni due agenti (siano essi macchinisti o capi treno), l’azienda assicura un collega di scorta con cui avvicendarsi nei turni di servizio.
Le cause. Le cause esogene (condizioni meteo, difficoltà di circolazione sulla rete RFI, scioperi, cause esterne, ecc.) hanno comportato la soppressione di 34 dei 100 treni (34%) e, per tale ragione, non sono imputabili a TUA.
Le cause endogene hanno invece comportato la soppressione dei restanti 66 treni:
51 sono stati soppressi per malattie improvvise dichiarate nell’imminenza della partenza del treno concentratesi prevalentemente in periodi di ferie, proprio quando la sostituzione con altro personale è risultata di difficile praticabilità. Questo sì che è un problema aziendale ma anche sindacale, rispetto al quale un costruttivo confronto tra azienda ed OO.SS. potrebbe imprimere un salto di qualità nel riportare a livelli fisiologici i tassi di assenteismo per malattia, per utilizzo della legge 104, dei congedi parentali, ma soprattutto dei permessi sindacali non bastando i quali proprio la sigla in questione, per non intaccare i permessi sindacali di cui dispone in quantità più che sufficienti, ha avanzato richiesta di 3 mesi di aspettativa continuativa per un macchinista (sottraendo a TUA il 7% della forza lavoro);
2 sono stati soppressi a causa del rifiuto del macchinista (rappresentante sindacale di questa sigla che si dice tanto attenta alle soppressioni) a condurre il treno per “temperatura eccessiva in cabina”;
13 per guasti al materiale rotabile.
Appare, dunque, del tutto evidente ed inconfutabile che non solo occorre adoperarsi, con un costruttivo confronto sui temi veri con le organizzazioni sindacali, affinché non si abbiano a registrare più soppressioni di treni ed evitando i conseguenti disagi per la clientela, che in ogni caso vengono leniti istituendo corse automobiliste ad hoc od offrendo altre valide alternative ferroviarie.
Ma, soprattutto, se si vuole indirizzare correttamente la propria azione risolutiva, occorre capire la vera natura dei problemi da aggredire altrimenti l’analisi non va al di là del proprio naso e si fa, involontariamente, il gioco di chi vorrebbe continuare a vivere delle rendite di posizione, con scorte di personale in percentuali “bulgare” che tanto comodo fanno ai singoli ma che tanto costano alla collettività.