Superbonus tra presente e futuro: i numeri in Abruzzo

Abruzzo. Iniziamo l’anno con le buone notizie perché, dopo una fase di tentennamenti, nella Legge di Bilancio è stata sancita la proroga della misura fiscale SUPERBONUS, per tutti al 31 dicembre 2022, ed al 31 dicembre 2023 escludendo le abitazioni singole.

 

Si tratta di una disposizione apprezzabile, seppur parziale, e non poteva essere altrimenti visti i dati sull’utilizzo di questa straordinaria misura che, dopo quasi un anno dalla sua introduzione, con successiva messa a punto della procedura, ha mostrato una valenza  straordinaria: il monitoraggio, a cura  di ENEA e del Ministero della Transizione Ecologica,  al 31 dicembre 2021, certifica un boom di oltre 90.000 cantieri per circa 17,8 miliardi di euro di detrazioni ammesse.

Il dato straordinario dei lavori conclusi riporta un valore di oltre 11 miliardi:  stiamo parlando di oltre l’1% del PIL,  il 4%  con i settori collegati.

Un euro investito nell’industria edile della ristrutturazione ha un moltiplicatore di quasi quattro volte nell’economia reale, con vantaggi importanti per il sistema Paese, anche in termini sociali, oltre che meramente economici.

In Abruzzo, al 31 dicembre, si rilevano 2.500 interventi con 555 milioni di euro di lavori ammessi a detrazione e 347 milioni di investimenti per lavori conclusi.

Con il SUPERBONUS si incentiva la riqualificazione strutturale degli edifici, con riduzione del rischio sismico, in un Paese con  il 40% del territorio nazionale che si trova in area ad elevato rischio.

Non a caso, per la ricostruzione post sisma 2016, è stato confermato il SUPERBONUS per quattro anni, in modo da garantire uno strumento efficace per  conseguire la sicurezza sismica e la sostenibilità degli edifici.

Per quanto riguarda gli aspetti energetici, la ristrutturazione sostenibile è rivolta ad un patrimonio edilizio molto energivoro e, pertanto, risulta determinante  intervenire sullo stesso per centrare gli obiettivi, anche  europei, verso un futuro sempre più grenn ed evitarne, al contempo, la svalorizzazione, già minacciata da notizie allarmanti circa la stretta dell’Europa per vietare la vendita o l’affitto di case troppo energivore.

Si tratta di una misura di incentivo fiscale che, oltre gli effetti diretti sul patrimonio immobiliare, scatena l’economia reale e ravviva tutta la filiera del settore delle costruzioni, con benefici diretti sui livelli occupazionali e sociali.

Lo Stato rientra anche delle minori entrate, nel  lungo periodo, e consegue, addirittura,  un saldo positivo,  stimato in 36 miliardi per il periodo 1998-2021, in termini di fatturato delle imprese, con maggiori versamenti di IRES ed IVA, e per il fattore lavoro.

Si tratta di un provvedimento molto positivo, sia per gli effetti diretti che indotti sull’intero sistema economico, che merita la massima attenzione in prospettiva di miglioramento per far sprigionare tutta la potenzialità superando i limiti e le distorsioni che ostacolano, tuttora, la migliore applicazione.

L’esplosione dei prezzi, con  carenza di materiali ed attrezzature, la mancanza di manodopera, di tecnici, di imprese disponibili, rispetto ad una richiesta del mercato che supera ogni attuale disponibilità, sono alcuni tra gli aspetti deboli che rallentano il treno in corsa, senza dimenticare problematiche e rallentamenti causati dalla diffusione della pandemia.

Non è possibile sottovalutare la difficoltà delle imprese a reperire addetti per portare a termine i lavori in tempo.

Ad oggi, si stima la mancanza di almeno 300.000 lavoratori e le richieste aumenteranno con l’avvio delle opere del PNRR.

E’ molto importante calmierare queste distorsioni!

Bisogna intervenire prioritariamente sul criterio temporale, con effetti immediati sulla riduzione della concentrazione della domanda, in modo da  garantire programmazione degli investimenti industriali, stabilizzazione delle assunzioni nei diversi settori della filiera, idonea produzione e fornitura dei materiali e degli strumenti di lavoro, idonee condizioni di sicurezza nei cantieri e qualità dei lavori, oltre che la giusta programmazione degli interventi da parte dei proprietari.

Si deve garantire un arco temporale di applicazione di almeno un decennio inserendo, se del caso, un tetto annuale di “soli” 15 miliardi e con lavori da eseguire da parte di imprese qualificate, in modo da contrastare un proliferare di immissione nel mercato da parte di operatori improvvisati, senza alcuna garanzia di buona realizzazione dei lavori e con rischio di sperpero di fondi pubblici.

Sin da subito, è necessario rivedere il criterio di progressiva diminuzione della percentuale di agevolazione per i condomini,  che scende al 70% nel 2024 ed al 65%  nel 2025, per evitare, di fatto, una fine dei lavori al 2023.

Questo blocco si verificherebbe per la prevedibile mancanza di disponibilità al co finanziamento in capo a condomini meno abbienti per i quali, invece, potrebbe essere inserito il criterio del reddito ISEE, in modo da non vanificare la portata di una misura diretta, all’origine, proprio verso i grandi compendi immobiliari dove è sempre risultato un miraggio avviare i lavori, sia per il conseguimento della volontà assembleare che per la mancanza di disponibilità economica di alcuni.

In linea generale, occorre migliorare il sistema di regole, con definizione di più adeguati e chiari strumenti operativi per ridurre la burocrazia in modo da favorire l’avvio dei lavori e, al contempo, rendere più accessibili e trasparenti anche i procedimenti di monitoraggio e controllo.

Antonio D’Intino (Presidente ANCE Abruzzo)

 

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