Regione, Abruzzo contrario alla rimodulazione dei fondi strutturali

La Regione Abruzzo è contraria alla rimodulazione dei fondi strutturali europei che la U.E. si accinge ad approvare togliendo dalla disponibilità delle singole regioni le cosiddette “primialità”.

 

E’ questo il contenuto della risoluzione approvata all’unanimità all’Emiciclo nel corso della Commissione Politiche Europee, presieduta da Luciano Monticelli.

 

In sostanza la U.E. attraverso la “Proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013” vuole rivedere i meccanismi dei fondi europei, sottraendo alle regioni la “riserva di efficacia” ovvero una parte degli attuali fondi pari al sei per cento del totale che le regioni ottengono se raggiungono determinati target intermedi nella stessa gestione dei fondi europei.

 

Questo “sei per cento” secondo la UE dovrebbe essere a disposizione degli Stati membri e non delle Regioni, al fine di sostenere gli stessi nell’attuazione di riforme strutturali come quelle dei mercati, del lavoro, del fisco e della pubblica amministrazione.

Gli Stati membri potrebbero utilizzare la riserva di efficacia in tutto o in parte per realizzare riforme decise dagli stessi Stati in un arco di tempo pluriennale e con obiettivi e target intermedi e finali verificabili.

 

“Abbiamo espresso la nostra netta contrarietà a questa ipotesi – ha spiegato il Presidente Luciano Monticelli – soprattutto perché la proposta di modifica avviene a metà programmazione 2014/2020 e sottrarre alle Regioni la disponibilità del sei per cento vuol dire impoverire i territori regionali a cui verrebbero a mancare decine di milioni di euro.

Questa battaglia la stiamo combattendo come Consiglio regionale dell’Abruzzo facendo sentire la nostra voce anche dentro la Conferenza dei Presidente delle Assemblee Legislative dove partecipa il nostro Presidente Giuseppe Di Pangrazio.

 

Se dovesse passare la modifica a questo Regolamento Europeo si tornerebbe indietro di decenni – aggiunge Monticelli – operando una visione antistorica che vede il riaffacciarsi di un sistema basato sulla centralizzazione dei fondi europei da parte degli Stati membri con uno svilimento del ruolo delle singole regioni e dei territori. Inoltre bisogna ricordare che le regioni già concorrono con lo Stato al raggiungimento delle riforme strutturali, con questa modifica si toglierebbe solo ossigeno vitale a regioni in difficoltà  del Mezzogiorno.

 

Nella nostra risoluzione – conclude Monticelli – segnaliamo che tale proposta di modifica viola l’articolo 174 del TFUE il quale sancisce che, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale al suo interno, l’Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ponendo particolare attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici.

L’obiettivo della politica di coesione non è quello di sostenere le riforme strutturali negli Stati membri, bensì quello di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Pertanto la base giuridica non appare corretta e la proposta U.E. risulta essere intempestiva e dannosa per la programmazione delle singole regioni”.

 

 

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