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Reddito di cittadinanza, a Carta Bianca le storie di due donne abruzzesi

San Giovanni Teatino. Rodica e Maria Teresa sono due donne abruzzesi, assistite del Patronato INCA CGIL di San Giovanni Teatino.

 

In comune hanno una situazione economica complicata che oggi, almeno in parte, riescono a risolvere con il Reddito di Cittadinanza. Le storie di Rodica e Maria Teresa saranno raccontate (questa sera su Rai Tre) da Chiara Carbone nella puntata di #cartabianca di Bianca Berlinguer.

Storie che parlano di disagi economici e sociali, di difficoltà a trovare un lavoro che non sia saltuario e mal pagato e dell’incertezza di cosa accadrà dal mese di agosto, quando il Reddito di Cittadinanza non verrà più erogato.

Rodica e Maria Teresa, infatti, così come circa 17mila e 600 abruzzesi, da agosto non avranno più diritto all’indennità che adesso le aiuta a vivere. Secondo un principio che fa riferimento esclusivamente al fatto che abbiano meno di 60 anni, sono considerate “occupabili”. Occupabili nonostante i tanti tentativi fatti e le tante risposte negative ricevute in questi anni: nessuno offre un’opportunità lavorativa a chi abbia più di 50 anni, in particolare se donna.

A non offrire opportunità, in primis, è quel sistema pubblico di collocamento che dovrebbe mettere in contatto domanda ed offerta di lavoro. Un sistema che invece si limita ad acquisire la disponibilità di chi vorrebbe lavorare ma che un lavoro non lo trova.

Nel mese di ottobre, in Abruzzo, erano 38.249 le persone che vivevano in nuclei familiari che hanno percepito il Reddito di Cittadinanza, complessivamente 19.254 famiglie. Un sostegno che mediamente valeva 549 € e che si stima, da agosto, verrà meno per il 46% di queste.

La revoca di questa misura può trasformarsi in dramma sociale. Se si allarga lo sguardo a tutte le 31.614 famiglie che nel 2022 in regione hanno percepito almeno una mensilità di RdC, per un totale di 62.561 persone coinvolte, si capisce quanto rischioso sia lasciare senza sostegni coloro che sono ad un passo dall’indigenza.

Se non si inverte questa tendenza e non si cambia quanto previsto nella legge di bilancio, povertà, disoccupazione ed esclusione sociale rischiano di diventare i drammi dell’anno appena iniziato.