Ci permettiamo di scriverle in quanto è trapelata la notizia che all’interno del PNRR (Recovery Plan) che dovrà essere presentato inderogabilmente alla Commissione Europea entro fine aprile, pare che le risorse destinate all’Abruzzo siano ben poche e ancora meno, se non del tutto assenti, quelle destinate alla portualità abruzzese.
Nella precedente bozza del Recovery Plan – circolata mesi fa – le risorse per la portualità abruzzese erano completamente assenti. Tutti si erano resi conto delle lacune di tale bozza e da più parti era giunta la promessa di porre rimedio, sia in termini di distribuzione territoriale delle risorse, sia nell’ambito degli interventi prioritari da finanziarie. Noi stessi operatori siamo stati chiamati ad evidenziare le priorità e le necessità proprie dei porti abruzzesi per affrontare le sfide che nei prossimi anni ci attendono. Nel Mediterraneo l’Italia ha una posizione di assoluta centralità geografica.
L’Abruzzo, quale regione cerniera tra sud e nord e tra est ed ovest, sarebbe in grado, ove completate le proprie infrastrutture, di esprimere un potenziale crescente per nuovi insediamenti industriali e nuove opportunità di sviluppo anche di green new deal. La Zes, legata al tema della portualità, consentirebbe, migliorata la perimetrazione e rese le aree come 107.3.c, di rafforzare il ruolo dell’Abruzzo e l’attrazione di investimenti produttivi e nuove occupazioni, i soli incentivi economici previsti nelle Zone Economiche Speciali, senza i dovuti investimenti infrastrutturali rischiano di essere un fallimento. Sarà fondamentale pianificare pochi interventi infrastrutturali ma strategici, per liberare e rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale delle varie aree ed intercettare il riconoscimento in Europa dell’estensione dei “corridoi della mobilità”. Implementare le Infrastrutture abruzzesi significa anche tradurre in atti concreti il tema “Logistica e Mediterraneo”, che rappresenta la chiave attraverso la quale l’Abruzzo può svolgere una funzione strategica, unitamente al resto del Sud.
La realizzazione di interventi atti al completamento, all’adeguamento e al potenziamento dei porti abruzzesi, garantiranno una maggiore velocità e una facilitazione nel trasporto delle persone e delle merci, oltre a determinare, nel breve-medio periodo, un incremento occupazionale, rafforzando e accrescendo la competitività delle aree produttive d’Abruzzo, oltre che favorendo l’accrescimento dell’attrattività dei giacimenti turistici costieri, montani, dei parchi, collinari e religiosi, con evidente aumento di posti di lavoro. Per le Infrastrutture e le opere portuali strategiche della Regione Abruzzo è necessario individuarne e fissarne il grado di priorità assoluta al fine di realizzare, in tempi rapidi, quelle materiali riconducibili alla trasportistica ferroviaria, portuale, stradale, aereo-portuale. È inconcepibile venire a conoscenza che in un piano strategico che definirà il futuro economico dei prossimi anni a venire, l’Abruzzo venga completamente tagliato fuori.
È impensabile che non siano prese in considerazione opere strategiche e realizzabili nell’immediato come il completamento del porto di Pescara con il ripristino delle linee turistiche di collegamento con i porti transfrontalieri, il completamento del porto regionale di Vasto e del porto nazionale di Ortona ritenuto strategico sia per l’intermodalità (raccordo esistente all’interno del porto con la ferrovia) sia per i traffici consolidati da oltre un milione di tonnellate movimentate, a seguito, oltretutto, di un trend di movimentazioni crescente nel 2020 nonostante l’emergenza Covid, in controtendenza con la quasi totalità dei porti italiani che hanno fatto invece registrare trend al ribasso in termini di movimentazioni rispetto al 2019.
A tal fine il completamento delle banchine di Riva del Porto di Ortona, già inserite nelle schede della programmazione regionale e proposti dall’Autorità di Sistema portuale, ma non finanziate, rappresenta una priorità in grado di completare l’infrastruttura e dare slancio a nuove opportunità di crescita. Già numerose aziende di vari settori industriali quali agro alimentare, chimico, energetico, impiantistico, eolico, automotive ecc. utilizzano quotidianamente il porto nazionale di Ortona ma attendono l’adeguamento infrastrutturale e dei fondali portuali al trend di crescita che questi settori hanno dimostrato di garantire nelle economie regionali e nazionale. Il macro-tema dell’economia del mare punta quindi con decisione sulla transizione tecnologica ed energetica nella mobilità marittima e nella movimentazione logistico-portuale.
A questo comparto dovrebbero andare – nell’ambito della strategia regionale di politica industriale – le misure di sostegno agli investimenti di rinnovo e adeguamento tecnologico a fonti alternative dei mezzi di trasporto, estese a tutti i segmenti della mobilità marittimo-portuale. Le imprese Abruzzesi, in assenza di un porto funzionale regionale, sono infatti costrette a scegliere porti di altre regioni distanti anche centinaia di chilometri, con l’aggravio di costi che mettono in difficoltà la loro competitività. Questa è un’opportunità che non può essere persa ed è giusto che l’Abruzzo, il suo sistema portuale e le imprese tutte, siano rese partecipi delle opportunità del Recovery Plan. Non per una ragione campanilistica, ma perché queste opere sono strategicamente fondamentali per lo sviluppo del territorio regionale e di tutto il centro Italia. Con questo appello, invitiamo tutti a non abbassare la guardia e ad assumersi, ognuno nei propri ruoli, le proprie responsabilità per il futuro del proprio territorio, delle imprese e dei cittadini.
Sansifici Vecere
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