Pesticidi nelle acque: il rapporto dell’Ispra. La situazione in Abruzzo e le perplessità del Forum

L’ISPRA a fine 2020 ha pubblicato l’ennesimo documento “Rapporto nazionale Pesticidi nelle acque” con i dati del biennio 2017-2018 relativi ai risultati dei campionamenti delle acque superficiali e sotterranee svolti dalle agenzie regionali sui residui delle sostanze usate in agricoltura che possono avere un enorme impatto sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.

 

Nel rapporto si può leggere che il dato 2018 per l’intero paese rileva nelle acque superficiali presenza di pesticidi in 1.530 punti di monitoraggio (77,3% del totale) e in 6.107 campioni (53,6% del totale). Nelle acque sotterranee pesticidi sono presenti in 1.003 punti di monitoraggio (35,9% del totale) e 1.733 campioni (31,2% del totale). Le sostanze cercate complessivamente in Italia (con enormi differenze tra regioni, si veda sotto) sono 426: 402 nelle acque superficiali, 404 in quelle sotterranee. Le sostanze trovate sono in totale 299: 278 nelle acque superficiali, 264 in quelle sotterranee.

 

A livello nazionale 1/4 dei punti di campionamento nelle acque superficiali hanno livelli di concentrazione superiore o border line agli Standard di Qualità Ambientale. Nelle acque sotterranee i punti non conformi o border line corrisponde al 7,2%. Numeri assolutamente preoccupanti, visto che un’enorme mole di pubblicazioni scientifiche mette in relazione la presenza di pesticidi nell’ambiente con diverse malattie, da quelle neurologiche a quelle dello sviluppo.

 

 

L’analisi del Forum delle acque. E l’Abruzzo? Come rileva la stessa ISPRA, esistono enormi differenze tra le regioni nel livello di qualità del monitoraggio. Purtroppo l’Abruzzo non ne esce bene visto che, almeno fino al 2018 non ha risolto i problemi che denunciamo da anni e, cioè, il bassissimo numero di sostanze cercate, 53. Solo 5 regioni fanno peggio di noi. Per dire, la Sicilia ricerca nei fiumi ben 258 tipi di pesticidi, il Lazio 143, la provincia di Bolzano 209. In sintesi, l’Arta nel 2018 ha cercato solo 1/8 delle molecole potenzialmente presenti nelle acque (53 su 426) e, tra queste, ha mancato di cercare il glifosate e il suo metabolita (cioè la sostanza che si forma per sua degrazione), l’AMPA, tra i più usati diserbanti in Italia, responsabile della gran parte delle contaminazioni, ovviamente dove viene cercato.

 

Scrive infatti l’ISPRA “Nelle acque superficiali le sostanze più frequentemente riscontrate sono erbicidi; il glifosate e il metabolita AMPA, cercati in 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia), sono riscontrati, ad eccezione della Valle d’Aosta, con frequenze complessive rispettivamente del 43% e del 66%”.

 

Stigmatizza quindi la stessa ISPRA “È doveroso ricordare che, come è già stato precedentemente accennato, alcune delle sostanze oggi rilevate con maggiore frequenza (come il glifosate, AMPA) non vengono ancora ricercate in diverse aree del territorio italiano e questa circostanza, in attesa di una completa omogeneizzazione della rete nazionale, rende impropria ogni forma di confronto fra le situazioni delle singole regioni.” (sottolineatura e neretto nostri, ndr). Per questo riteniamo inutile commentare i pochi dati relativi alla nostra regione. Non resta che fare una domanda all’ARTA “quante e quali sostanze state cercando oggi nei nostri fiumi e nelle nostre falde? Il glifosate e l’AMPA avete iniziato a cercarli? Avete superato almeno le 100-150 molecole monitorate?”

Gestione cookie