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Parchi regionali: perché restano fuori dalle misure di sostegno?

Perché i Parchi regionali restano fuori dalle misure di sostegno previste per i Parchi nazionali? Esclusi dalle ZEA, fuori dai fondi PNRR per la digitalizzazione, eppure chiamati a rispondere a politiche europee sempre più esigenti.

 

Confronto tra i presidenti dei Parchi regionali a Cefalù, organizzato da Federparchi. Francesco D’Amore, presidente del Parco naturale regionale Sirente Velino, promotore di un’iniziativa che vede il fronte unito: “Gli enti Parco regionali meritano gli stessi diritti dei Parchi nazionali”.

Parchi regionali: fondamentali per la rete italiana della Natura (ma con scarse risorse).
Si è tenuto oggi, martedì 22 novembre, a Cefalù, il convegno curato da Federparchi che ha messo a confronto i Presidenti dei Parchi regionali italiani. Incontro fiume, dalle 9:30 alle 16:30, a cui ha preso parte anche il presidente del Parco regionale Sirente Velino, Francesco D’Amore, che ha portato all’attenzione dei presenti un’iniziativa che mira ad ottenere maggiori vantaggi per i Parchi regionali, a beneficio, soprattutto, delle comunità che li abitano, le quali spesso si ritrovano a dover affrontare una serie di vincoli legati alla sostenibilità ambientale, ai quali non fanno seguito né incentivi fiscali né risorse che possano consentire all’Ente Parco di attuare politiche di sviluppo del territorio costanti nel tempo. Nel corso dell’incontro c’è stato anche l’intervento, tramite videocollegamento, dell’assessore regionale all’Ambiente e ai Parchi Emanuele Imprudente, il quale ha sottolineato il suo impegno in prima persona nel portare avanti le istanze dei Parchi regionali.

Punto di partenza dell’intervento di Francesco D’Amore è la questione legata all’estensione della ZEA, Zona Economica Ambientale, ai Parchi regionali. Le ZEA sono state istituite dalla legge Clima del 2019: classificazione riservata solo ai Parchi nazionali. Cosa prevedono? Agevolazioni e vantaggi fiscali ai Comuni ricadenti nelle aree del Parco e per coloro che volessero aprire al loro interno attività imprenditoriali. La ZEA, tuttavia, non è uguale per tutti, in quanto i Parchi regionali ne sono rimasti fuori.
Già prima dell’incontro, il Presidente D’Amore aveva inoltrato una lettera, a doppia firma con il direttore Igino Chiuchiarelli, ai Presidenti dei Parchi regionali del territorio nazionale, “per portare avanti insieme quest’istanza e richiedere un riconoscimento più congruo nella suddivisione di risorse destinate ai Parchi Naturali protetti”.

Dopo una prima comunicazione inviata ai Presidenti dei Parchi regionali, sono stato invitato da Federparchi a illustrare l’iniziativa nel corso del convegno di oggi a Cefalù. Nel confronto tenutosi, si è parlato naturalmente non soltanto della Zea e della necessità di includere i nostri Parchi regionali, ma anche di ulteriori problematiche che meriterebbero quantomeno un’analisi più attenta.
Per fare un esempio, altra fonte di risorse potenziali da destinare ai Parchi regionali potrebbe essere costituita dalle donazioni del 5 per Mille. Perché queste donazioni possono essere fatte, invece, solo verso i Parchi nazionali? Questione, così come per la ZEA, condivisa da tutti i presenti. Inoltre, voglio evidenziare il fatto che gli Enti Parco sia nazionali che regionali non sono configurati nel Testo Unico degli Enti Locali al pari dei Comuni e delle Comunità montane e ciò genera diversi problemi. Loro sono disciplinati, gli Enti Parco no, creando una serie di incombenze sia amministrative che non.

 

Una questione da affrontare, quindi, soprattutto in considerazione delle responsabilità e degli obiettivi che i Parchi hanno e che gravano sulle spalle di noi amministratori. Ricordiamo che dall’UE arrivano richieste e aspettative da rispettare, ma per raggiungere gli obiettivi sono necessarie risorse che spesso ai Parchi regionali vengono negate”.
Tematiche alle quali si aggiunge, poi, quella del PNRR, che “nella misura M2C4 – investimento 3.2 – digitalizzazione dei parchi nazionali e delle aree marine protette, esclude di fatto proprio i Parchi regionali dal programma di finanziamento”. Lacuna questa già precedentemente evidenziata da Fedeparchi Lombardia e da 18 Parchi lombardi al Ministro della Transizione Ecologica.

Ora sarà Federparchi ad elaborare un documento condiviso che invierà agli Assessori regionali delle aree protette d’Italia, affinché si portino all’attenzione del Governo queste problematiche che incidono in maniera rilevante sulla gestione dei territori protetti.
“Il Parco regionale Sirente Velino – conclude Francesco D’Amore – è per estensione superiore rispetto a tanti Parchi nazionali, con i suoi circa 50mila ettari. Se potessimo contare su risorse ulteriori, queste sarebbero preziose per attivare importanti sgravi fiscali e incentivi per residenti, nuove attività e implementazione di servizi. Purtroppo, come sempre più spesso accade, chi gestisce i Parchi regionali si trova a dover far rispettare tanti vincoli, senza poter offrire vantaggi che portino i nostri territori a crescere, a svilupparsi e ad incentivare politiche contro lo sfrenato spopolamento che ci portiamo dietro da decenni”.