L’Acquedotto Pugliese mette nel mirino le sorgenti del Pescara e dell’Aterno VIDEO

L’Acquedotto Pugliese mette nel mirino le acque del fiume e delle sorgenti del Pescara e dell’Aterno in Abruzzo in un mega-progetto miliardario di trasferimento interregionale delle sue acque verso la Puglia.

 

Il presidente della società, in occasione dell’approvazione del bilancio 2019, ha usato parole inequivocabili in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Sole 24 Ore. Il Fiume Pescara “Ogni secondo getta in mare dai 30 ai 40 metri cubi di acqua», dice nell’intervista Simeone di Cagno Abbrescia, presidente dell’Acquedotto Pugliese. Ecco, fa specie che il presidente del più grande acquedotto del sud sembri ritenere che i cicli naturali siano da considerarsi alla stregua di uno “spreco”.

 

“Caro Presidente”, puntualizza il Forum H2O,” le consigliamo un ripasso dei principi basilari dell’ecologia e dell’idrogeologia per capire che un fiume fa semplicemente il suo “lavoro”, utile anche per la comunità, portando le sue acque in mare. Si pensi al trasporto dei sedimenti (che poi costruiscono le spiagge dove si fa turismo) oppure alla riproduzione dei pesci, che alimentano l’economia ittica. Addirittura ci si spinge ad immaginare di captare le acque delle sorgenti dell’Aterno vicino L’Aquila o quelle del Pescara a Popoli.

 

Tra l’altro quest’attenzione rispetto alla più grande sorgente del centro Italia dovrebbe far riflettere sulla scelta miope della Regione Abruzzo, che evidentemente pensa di gestire le sue risorse idriche come se fossero infinite, di autorizzare fino al 2042 una megacava a poche centinaia di metri a monte delle sorgenti, proprio nell’area di ricarica della falda. Almeno su questo la grande società pugliese ha ragione, trattando queste sorgenti come beni strategici di carattere nazionale e non come il cortile di un comune”. Si tratta di un deja-vù, la riproposizione del progetto miliardario (oltre 1 miliardo di euro) inserito nell’allora legge obiettivo che contrastammo con successo nel 2003, dopo la “scoperta” di una strana delibera dell’allora Giunta regionale che vedeva coinvolti anche personaggi legati ad una multinazionale statunitense, la Black and Veatch, e la costituzione di una società proprio per gestire l’affare.

 

Ci fu una vera e propria sollevazione popolare, con una riunione convocata in un cinema a L’Aquila in cui, davanti a centinaia di persone, l’allora dirigente Caputi della Regione Abruzzo fece marcia indietro dichiarando improcedibile il progetto. Ci chiediamo: ci sono rapporti in essere sull’argomento tra regione Abruzzo e acquedotto pugliese? I parlamentari abruzzesi ne sanno qualcosa? Non è il caso di strutturare una risposta strategica che tenga conto dell’effetto dei cambiamenti climatici che non sia solo quella di fare cave sulle principali risorse idriche o captare a nostra volta fiumi e sorgenti come la stessa regione vuole fare nella Marsica oppure captare le acque in montagna per fare innevamento artificiale? All’Acquedotto Pugliese: non è il caso di puntare su efficienza (l’Italia già oggi consuma più acqua pro-capite di tantissimi altri paesi europei), tecnologie e riparazioni delle reti colabrodo (la perdita in Italia è del 47,9% secondo i dati Istat)?

 

I fiumi abruzzesi sono già sotto stress. Alleghiamo la foto del Fiume Aterno raccolta alcuni giorni or sono. Non sono le grandi opere impattanti la soluzione. Per risolvere le crisi idriche servono migliaia di interventi capillari su depuratori, reti idriche, impianti di distribuzione con il coinvolgimento dell’intera comunità.

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