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L’Abruzzo ha acqua da vendere: ma anni di disagi per le dispersioni. Prosegue lavoro della commissione

L’Aquila. Conclusa la prima fase di audizioni delle sei società di gestione del sistema idrico, inizia l’ascolto di amministrazioni locali e cittadini.

 

Con una conferenza stampa, il Consigliere regionale e Presidente della Commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica Sara Marcozzi fa il punto a due mesi di distanza dall’avvio dei lavori di Commissione.

L’Abruzzo avrebbe acqua da vendere. Abbiamo una risorsa idrica invidiabile dal resto d’Italia, eppure non basta neanche a garantire il flusso continuo in tutte le case degli abruzzesi. Ciò è dovuto a numerose criticità che si sono stratificate negli anni e su cui, fino a oggi, non si è mai intervenuti in maniera chiara e completa. Mai fino a oggi si era affrontata la questione “acqua” con un approccio d’insieme che guardasse all’intera regione e non a singole porzioni di territorio. Insieme con i commissari, stiamo mano a mano portando alla luce le criticità e, già adesso con il primo giro di audizioni delle sei società di gestione del servizio idrico in Abruzzo (RUZZO, ACA, GSA, CAM, SACA e SASI), i problemi vecchi e nuovi e le relative cause iniziano a esserci più chiari. Possiamo riassumerli dicendo che il tema di fondo è quello della dispersione: di acqua, di energia e di capitale umano.”

La dispersione idrica – prosegue Marcozzi – e le reti colabrodo sono la grande preoccupazione del nostro territorio. I dati Istat ci mettono in fondo alla classifica d’Italia in quanto a perdita d’acqua. Dobbiamo però sottolineare che sul bilancio idrico incidono sia le dispersioni fisiche lungo le reti che quelle economiche di consumi non fatturati. Oltre che sulle infrastrutture, infatti, bisogna intervenire sugli allacci abusivi e senza contatore. Quello dell’abusivismo è un problema evidenziato soprattutto nei territori gestiti da Aca e da Gran Sasso Acqua, come abbiamo già evidenziato col caso del Comune di Chieti e degli oltre 100 allacci pubblici non fatturati. Ritengo che si debba allargare questo tipo di ricerca a tutto il territorio regionale per concludere i censimenti e avere dei dati precisi su consumi, fatturato, costi e insoluto”.

Con dispersione energetica intendo un esorbitante aumento dei costi dell’energia elettrica che ha fatto lievitare le bollette, una stangata da cui nemmeno le società di gestione si sono salvate. Soprattutto per Cam, il Consorzio acquedottistico marsicano, nei confronti del quale l’incremento spropositato del costo dell’energia si è abbattuto acuendo una condizione economica già precaria a causa della presente rata di concordato, al punto che i vertici della società non hanno potuto escludere del tutto lo spettro del fallimento. Per tali ragioni, vale la pena fermarsi e intraprendere una nuova politica sugli acquisti e sulle forniture istituendo al più presto una centrale unica di committenza che possa strappare tariffe più convenienti che, a cascata, si ripercuoteranno positivamente sulle bollette degli utenti finali”.

A ciò – sottolinea Marcozzi – si aggiunge la dispersione di energie organizzative, che rischia di rappresentare un freno per lo sviluppo dei progetti. Emergono dai lavori della Commissione difficoltà di comunicazione e coordinamento tra Ersi, l’ente regionale preposto al sistema idrico, e le società presenti sul territorio. Il caso emblematico è rappresentato dai fondi del Pnrr per digitalizzazione e distrettualizzazione delle reti, interventi fondamentali per le nostre infrastrutture che, da soli, dovrebbero garantire un abbattimento delle perdite tra il 20% e il 30%. Invece di presentare un singolo progetto integrato per tutta la regione, ne sono stati presentati sei (uno per ogni gestore) su quattro province. Oltre a questo abbiamo constatato organigrammi sottodimensionati per alcuni gestori e sovradimensionati per altri”.

“L’estensione e la demografia della nostra regione, unitamente alle grandi sfide che dovremo affrontare da qui ai prossimi anni, dovrebbero suggerirci un cambio di approccio, iniziando a pensare all’Abruzzo come una cosa sola mettendo da parte divisioni, campanili e orticelli. L’Abruzzo come un blocco unico, forte e competitivo. Penso alla proposta avanzata in Commissione da SASI (società che gestisce un territorio in cui i razionamenti idrici sono all’ordine del giorno soprattutto d’estate), di mettere in rete, collegandole tra loro, tutte le sorgenti dalla stessa gestite. Io rilancio, mettiamo in rete tutte le sorgenti d’Abruzzo. Chiedo che si valuti la possibilità di allargare un progetto di questo genere all’intero territorio regionale, così da creare un sistema virtuoso di sostegno reciproco per arrivare ad abbassare i costi, ad avere una tariffa unica e contenuta, e il miglior servizio possibile per tutti gli abruzzesi”.

“Dopo questa prima fase di audizioni, se ne aprirà un’altra che vedrà coinvolte sia le amministrazioni del territorio che le associazioni di cittadini. Inizieremo mercoledì prossimo con la convocazione dei Presidenti delle ASSI, le assemblee dei sindaci guidate dai Presidenti di Provincia”.

“La Commissione d’inchiesta è nata per fare chiarezza sulla situazione acqua in Abruzzo, non per puntare il dito contro qualcuno, non per lanciare denunce sommarie e prive di soluzioni. Mi auguro che diventi anche uno strumento utile a lavorare pensando al territorio nella sua interezza, promuovendo soluzioni per migliorare il servizio pubblico offerto ai cittadini abruzzesi. Fino a oggi ho visto una risposta molto positiva e grande disponibilità al dialogo da parte di tutti. È il momento di andare avanti, arrivando alla proposta di soluzioni ambiziose, realistiche e definitive”, conclude Marcozzi.