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Abruzzo

Il declino del gracchio corallino: specie protetta che nidifica anche in Abruzzo VIDEO

Il gracchio corallino, una rara specie di corvide protetto a livello comunitario per la quale l’Unione Europea impone la creazione e la gestione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), simbolo delle aree a pascolo, è in drastico declino in Abruzzo e merita azioni immediate di tutela secondo quanto emerso dalle relazioni degli ornitologi abruzzesi presenti al quinto Congresso Internazionale sull’Ecologia e Conservazione del Gracchio corallino e del Gracchio alpino svoltosi a Segovia in Spagna tra il 2 e il 5 ottobre.

 

Il Congresso è stato organizzato dal  Consejo Superior de Investigaciones Científicas, agenzia statale che si occupa di ricerca in Spagna, dal Museo Nazionale di Scienze naturali di Madrid, e dall’associazione locale Grupo Tagonius.

 

La specie frequenta aree aperte con pareti rocciose nelle cui cavità costruisce il proprio nido. In centro Italia è diffuso esclusivamente nei principali massicci montuosi mentre in altre aree nidifica anche su falesie lungo la costa. Soprattutto in Spagna e in Scozia molte coppie si riproducono in edifici, spesso abbandonati. In Abruzzo sono noti solo due siti di nidificazione su edificio, in antiche chiese. È una specie che può nidificare sia in maniera territoriale che in colonie più o meno grandi (quella più numerosa in Abruzzo è alle Gole di Celano-Aielli con una ventina di coppie). La coppia di solito rimane assieme anche al di fuori del periodo riproduttivo e spesso per tutta la vita.

 

 

I dati dei monitoraggi degli ultimi 25 anni, compresi quelli raccolti nel corso della stagione riproduttiva 2019, sono stati riassunti da Augusto De Sanctis nell’intervento “The 26 years decline of the Central Apennines population of the Red-billed Chough Pyrrhocorax pyrrhocorax from 1994 to 2019”, frutto di una collaborazione tra diversi ornitologi (Carlo Artese C.,  Riccardo Caldoni, Sefora Inzaghi, Massimo Pellegrini,  F. La Civita F., Giancarlo Opramolla, S. Spacca e Filomena Ricci) della Stazione Ornitologica Abruzzese, del Centro Ricerche Ambienti Montani del Reparto carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro e della Riserva naturale Regionale e oasi WWF “Gole del Sagittario”.

 

Dallo studio è emerso che in Abruzzo, dove è presente una delle maggiori concentrazioni europee di siti di riproduzione, con circa 500 coppie, il calo di nidificazioni è stato complessivamente, seppur con diversità tra singole aree della regione, tra il 50 e il 60% tra il 1993 e il 2019. Anche se mancano studi specifici, la causa di questo decremento potrebbe essere in larga parte dovuta alle trasformazioni ambientali in corso, con la perdita di aree a pascolo a favore degli arbusteti prima e del bosco poi a causa dell’abbandono delle attività agricole nelle aree pedemontane della regione. Il Gracchio corallino è una specie strettamente connessa ad aree aperte come i pascoli, dove ricerca gli invertebrati di cui in buona parte è costituita la sua dieta. In periodo autunnale e invernale mangia, però, anche olive cadute per terra, per cui l’abbandono degli oliveti a quote tra 500 e 800 metri potrebbe aver contribuito al declino della specie assieme, forse, ad altri fattori come il turismo incontrollato.

 

Proprio un intervento sperimentale di mitigazione e compensazione ambientale, il recupero di un oliveto, è stato al centro della seconda relazione presentata al congresso di Segovia, dal titolo “Anversa degli Abruzzi: a pilot example of good practices in favor of the conservazion of red-billed chough in the Regional Regional Reserve and WWF Oasis “Sagittario Gorge”, con autori Sefora Inzaghi, Filomena Ricci e Augusto De Sanctis. Nell’area protetta abruzzese, Sito di Interesse Comunitario, sono stati svolti alcuni lavori urgenti per la prevenzione del rischio di caduta massi sulla strada Sannite che hanno comportato un inevitabile impatto sulla fauna e sulla flora a causa del posizionamento di reti paramassi. Oltre ad una rimodulazione progettuale, concordata grazie alle indicazioni degli ornitologi, per evitare di chiudere le cavità di nidificazione della specie, è stato effettuato un intervento compensativo consistito, appunto, nel recupero di un oliveto abbandonato per aumentare la disponibilità di aree di alimentazione per la specie.

 

Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della SOA “Come il Fratino per le spiagge, il Gracchio corallino dovrebbe diventare il simbolo dei pascoli, aree fondamentali per la sua alimentazione. Per la sua rarità lo abbiamo scelto come specie che compare nel logo della SOA e non è un caso che a Segovia oltre a quelli dell’Università di Torino fossero presenti tre ornitologi dell’associazione che presiedo – oltre a me Augusto De Sanctis e Marco Liberatore. Bisognerebbe però avere una maggiore consapevolezza a tutti i livelli, a partire da quello amministrativo e politico, degli obblighi e responsabilità di tutela che derivano dalle normative comunitarie sia per la gestione del territorio, come la corretta destinazione dei fondi destinati all’agricoltura dalla Politica Agricola Comune e dal Piano di Sviluppo Rurale, sia per evitare altre criticità come quelle connesse alle attività sportive e turistiche incontrollate in alta quota, dallo sci all’arrampicata sportiva. A Segovia hanno scelto all’unanimità di far organizzare in Abruzzo dalla Stazione Ornitologica Abruzzese il prossimo convegno internazionale che si terrà nel 2022. Fin da ora auspico che enti ed ornitologi possano presentare esempi virtuosi di gestione ambientale e ricerche all’altezza di quelle svolte in Scozia e in Spagna, dove hanno dimostrato con complesse analisi genetiche e sulle vocalizzazioni che quella che sembrava un’unica popolazione, con tanto di ampi spostamenti degli individui marcati con anelli e con trasmittenti, è in realtà composta da tante popolazioni distinte ognuna con vocalizzazioni leggermente diverse le une dalle altre. Insomma, anche in Italia la situazione potrebbe essere ancora più complessa per garantire la conservazione di questa specie e del suo congenere Gracchio alpino e servono quanto prima studi adeguati oltre che cogenti e diffuse azioni di conservazione”.