I trabocchi abruzzesi, alla scoperta della storia

I trabocchi abruzzesi sono una parte importante della storia e della tradizione abruzzese. Ma cosa sono di preciso e perché sono importanti?

L’Abruzzo è una terra di forti tradizioni, che tende a voler ricordare il suo passato e a raccontarlo, così da non farlo mai passare in secondo piano. Ogni cosa può essere una tradizione, ogni aspetto può avere alle spalle una storia da raccontare e proprio di questo parleremo, riferendoci ai cosiddetti trabocchi.

I trabocchi abruzzesi
I trabocchi abruzzesi abruzzo.cityrumors.it

I trabocchi abruzzesi, non semplici palafitte, non solo abitazioni ma veri e propri pezzi di storia e di paesaggio, un paesaggio che non si è più abituati a vedere ma che rimane nelle memorie di ogni abruzzese, anche grazie alle tante rappresentazioni pittoriche o ai racconti delle grandi penne della storia letteraria italiana e locale.

Trabocchi abruzzesi, una storia da ricordare

La storia di una civiltà e la sua ricostruzione, passano anche dai lasciti e dai ricordi che cospargono il territorio e le menti di chi si troverà a camminare su quelle terre in futuro. In Abruzzo, uno di questi lasciti è rappresentato dai trabocchi, palafitte simbolo del popolo d’Abruzzo fatto di pescatori, in cui il rispetto per il mare e per ciò che offriva era incredibile.

Abruzzo, tra pesca e tradizione
Abruzzo, tra pesca e tradizione abruzzo.cityrumors.it

Il litorale abruzzese è infatti disseminato di trabocchi, palafitte ancorate agli scogli, dove un tempo le famiglie più povere, pescatori soprattutto, vivevano, comodi per una vita fatta di pesca dato che si poteva pescare senza allontanarsi dalla costa. E il ricordo di elementi paesaggistici così caratteristici, molto spesso è stato affidato a riproduzioni pittoriche, fotografiche o letterarie.

Un esempio lo si trova nelle pagine de I Trionfi della Morte di Gabriele D’Annunzio, che scriveva:”La grande macchina pescatoria composta di tronchi intrecciati, di assi e di gomene biancheggiava simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano…. pareva vivere di una vita propria avere un’aria e un’effigie di corpo animato. Il legno esposto per anni e anni al sole, alla pioggia, alla raffica mostrava la sua fibra. Si sfaldava si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la selce… acquistava un’impronta distinta come quella d’una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avessero compiuto la loro opera crudele”.

I trabocchi sono imponenti costruzioni in legno di pino d’Aleppo, materiale scelto non a caso: è da sempre privilegiato per via della sua grande modellabilità e flessibilità, oltre all’ottima resistenza ad acqua e salsedine. Il trabocco dunque (dal latino “trabs”, trave) è composto da una piattaforma che pende sul mare, agganciata agli scogli da grossi tronchi. Da questi, partono due o più lunghi bracci, le antenne, a sostegno della cosiddetta “bilancia” ovvero una rete enorme a maglie strette.

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