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Giornata mondiale ulivi Unesco: 6 milioni di piante da tutelare in Abruzzo

E’ la giornata mondiale degli ulivi proclamata dall’Unesco festeggiata il 26 novembre in tutto il mondo ed in Italia dove da tutelare è un patrimonio di 250 milioni di piante di cui 6milioni in Abruzzo oggi a rischio per la crisi provocata dalla chiusura di ristoranti e agriturismi dove le vendite si sono praticamente dimezzate.

 

E’ quanto afferma la Coldiretti Abruzzo nel sottolineare il ruolo economico, ambientale, culturale e salutistico della produzione dell’olio di oliva, colonna della dieta mediterranea. Un patrimonio nazionale minacciato in molte regioni dal fenomeno Xilella e in tutte dai cambiamenti climatici e dalle oscillazioni produttive, con l’Italia che quest’anno ha detto addio a quasi una bottiglia di olio extravergine Made in Italy su tre con il crollo del 30% della nuova produzione nazionale che dovrebbe attestarsi attorno a 255 milioni di chili, secondo l’analisi di Coldiretti sulla base delle previsionale Ismea e Unaprol.

 

A condizionare la raccolta italiana 2020 è stato soprattutto l’andamento in Puglia, Calabria e Sicilia che fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%. Al Centro Nord si rilevano, invece, incrementi del 31% in Toscana, 8% nel Lazio, 70% in Umbria e del 100% in Liguria, dopo gli scarsi livelli dello scorso anno. In Abruzzo, si prevede una diminuzione del 22% rispetto al 2019 su una produzione stimata di quasi 7 mila tonnellate. In generale, comunque, ci si attende in tutta la Penisola un olio di elevata qualità grazie all’ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia.

 

L’andamento della raccolta è importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), il più vasto tesoro di biodiversità del mondo ora minacciato dall’emergenza Xylella che dal Salento sta risalendo pericolosamente a nord nella piana degli ulivi monumentali. In Abruzzo –  in cui l’olivicoltura è un comparto fondamentale per l’economia agricola regionale con circa 46mila ettari coltivati che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata per un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo – a pesare quest’anno è invece maggiormente la chiusura dei ristoranti che rappresentano un importante mercato di sbocco.

 

Per le feste l’aumento record del 29,2% del commercio elettronico nel 2020  in prossimità del Natale spinge comunque gli acquisti on line di extravergine ma è allarme per il rischio truffe secondo il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf) che da febbraio a maggio 2020 nel periodo della prima ondata dell’emergenza Covid ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui siti Alibaba, Amazon e Ebay, con quasi la metà (45%) dei casi di irregolarità che hanno riguardato proprio l’olio di oliva.

Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove  è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

 

Mentre on line è meglio verificare anche l’identità del venditore privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di agricoltori come Campagna Amica ma è importante anche – conclude la Coldiretti – assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità Made in Italy.