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Decreto sostegni per montagne, Febbo: ‘Se parametri legati solo a posti letto c’è rischio penalizzazione per Abruzzo’

Appello ai parlamentari di Forza Italia e tutti quelli abruzzesi perché si modifichi il testo in parlamento

Pescara. “Cambiare e modificare i parametri previsti all’interno del Decreto Ristori approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri che assegnano i ristori agli imprenditori e attività che operano in montagna”. A chiederlo è il capogruppo regionale di Forza Italia Mauro Febbo che sottolinea come “In questi giorni stiamo approfondendo con alcuni tecnici i sostegni previsti per il turismo neve e se il parametro fosse davvero solo quello dei posti letto la situazione sarebbe davvero penalizzante per l’Abruzzo. Si tratterebbe, infatti, di una vera ingiustizia a vantaggio soprattutto di quelle Regioni e Provincie autonome che godono già di benefici enormi rispetto a noi”.

“Il DL Sostegni in corso di pubblicazione, – spiega Febbo – prevede all’art. 2 le misure di sostegno al settore montagna a cui sono stati destinati a questo specifico comparto 700 mln. Di questi il 70% sono destinati agli impianti di risalita ed il resto agli esercizi commerciali di tutti i tipi e ai maestri di sci. I 700 mnl sono ripartiti dal Ministero tra le regioni in base alle presenze turistiche alberghiere rilevate dall’ISTAT tra i comuni inseriti nella lista redatta dall’ISTAT ai sensi della Legge 17 luglio 2020, n. 77, art. 182. codificate con le lettere “E” ”Comuni con vocazione montana” o “H” ”Comuni a vocazione montana e con vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica”.

I comuni di Pretoro, Rapino, Roccamorice, Serramonacesca e Lettomanoppello ai sensi della vecchia legge erano dichiarati montani, pur avendo il centro storico al di sotto dei 600 mt, perché avevano comunque il resto del territorio montano con una rendita catastale inferiore al limite prefissato e quindi erano comunque definiti montani. L’ISTAT ha invece preso come riferimento solo l’altezza del centro storico per cui tutti i paesi che si affacciano sul mare, nel chietino e pescarese che hanno gli insediamenti abitativi in basso al di sotto dei 600mt e poi il resto del territorio in alto non sono più considerati montani. Oltre a non essere considerati nella ripartizione dei ristori ciò si traduce in un danno per i comuni stessi che non potranno più usufruire delle agevolazioni, energia elettrica, acqua, pulizia strade di cui attualmente godono.

Questa ripartizione tra regioni sulla base delle presenze alberghiere, le uniche registrate e certificate, chiaramente avvantaggia le provincie di Trento e Bolzano e la Val d’Aosta mentre penalizzano in maniera pesantissima tutte le altre regioni che hanno decine di piccole stazioni che lavorano ed anche molto con un turismo di prossimità come la nostra. Basti pensare come a Campo Felice che ha un bacino di utenza di 5 milioni di abitanti, tra i visitatori di Roma e Lazio, ma ha nei Comuni solo 3 alberghi con qualche decina di camere.

Invece la ripartizione – continua Febbo – tra gli impianti di una stessa regione dovrebbe poi essere fatta sulla base del numero dei titoli di viaggio, skipass, senza tener conto delle grandi differenze di costo tra uno skipass ed un altro. Come stanno chiedendo anche le regioni di Lombardia, Piemonte, Toscana. Lo skipass per un tappeto di pochi metri può costare 5 euro mentre quello di uno stagionale costa diverse centinaia di euro. Peraltro la certificazione del numero di skipass venduti non può essere certificato, se non forse nei grandissimi comprensori, perché non essendoci l’obbligo di trascriverli in bilancio nessuno lo fa. Inoltre piccole realtà non hanno nemmeno i sistemi elettronici di emissione dei biglietti.

La proposta più seria, di facile attuazione e soprattutto di rapido utilizzo è quella di ripartire i 490mln degli impianti di risalita sulla base del fatturato così come fatto per tutte le altre categorie direttamente dall’Agenzia delle entrate visto che detiene tutti i dati reali e certificati. Mentre per gli altri esercizi commerciali della stazione la quota potrebbe essere determinata in proporzione a quanto preso dagli impianti di risalita , e poi ripartita in base al fatturato come già previsto nel DL”.

“Pertanto – conclude Febbo – ho già interessato l’assessore regionale D’Amario per essere discusso alla prossima Conferenza delle Regioni, mentre rivolgo un appello a tutti i parlamentari abruzzesi affinché in fase di discussione in Parlamento vengano adottati i parametri uguali per tutti le Regioni che vivono del turismo della montagna grazie alle neve”.