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Abruzzo

Cura Abruzzo, bonus famiglie: le nuove povertà escluse dai benefici

“Il bando regionale per il bonus alle famiglie pubblicato ieri rivela tutti i limiti paventati dal Pd fin dal 1 aprile 2020, data di approvazione della legge regionale Cura Abruzzo: i tempi sono lunghi, i meccanismi contorti e di difficile accesso e molte categorie bisognose resteranno escluse”, così il gruppo consiliare PD della Regione Abruzzo.

 

“Ci sono voluti ben 17 giorni perché la Giunta regionale approvasse la delibera con l’avviso, ma ne mancano soltanto 6 (oggi compreso) per la presentazione delle domande, la scadenza è infatti il 23 aprile – avvertono i consiglieri Silvio Paolucci, Antonio Blasioli, Dino Pepe e Pierpaolo Pietrucci – Solo allora la Giunta determinerà quanto concedere e a chi, fra i richiedenti, con la conseguenza che i fondi arriveranno agli aventi diritto a inizio maggio, praticamente in piena fase 2. La procedura scelta, contrariamente alla propaganda fatta dal partito del Presidente Marsilio, ha finito per allungare i tempi di un bando nato per dare liquidità a famiglie in difficoltà a causa della pandemia.

 

Questo quando il Governo, servendosi dei Comuni per erogare i fondi, è stato veloce e ha facilitato chi ha fatto accesso ai fondi nazionali e che già ne dispone. Ribaltata è persino la ratio della legge regionale che all’articolo 1 prevedeva aiuti per i “nuclei familiari a rischio di esclusione sociale per effetto dei provvedimenti in materia di sicurezza sanitaria di cui al comma 1 e nei limiti delle risorse stanziate”, mentre i criteri rigidi di accesso scelti e quelli di priorità, finiranno per agevolare le famiglie che si trovano da sempre in povertà. Così il discrimine del deposito sul conto corrente al momento dell’uscita dell’avviso, senza criteri reddituali, neanche autocertificati, rappresenta un paradosso: per cui una famiglia monoreddito con due figli che facendo sacrifici ha risparmiato in vista di una spesa, magari sanitaria o per gli studi dei figli, ma si ritrova priva di liquidità a causa della chiusura dell’attività (si pensi a commercio o ristorazione, turismo) è penalizzata rispetto a chi aveva un lavoro in nero, o a chi è già aiutato dai servizi del pronto intervento sociale.

 

Si è poi scelto di restringere il campo alle famiglie che avevano già ricevuto il bonus dai Comuni, senza considerare che adottando il criterio del conto corrente molte di queste non ci rientreranno: sono infatti tante quelle che non ce l’hanno e quindi, in base a quanto si legge nell’avviso, sembrerebbero del tutto escluse. Incredibile poi l’esclusione di chiunque abbia un rapporto di lavoro subordinato, una realtà diffusissima dai soggetti con rapporti di lavoro a tempo determinato, all’indeterminato, al co.co.co, ai somministrati, ai lavoratori a progetto e intermittenti, a chi gode di ammortizzatori o disoccupazione (naspi o dis-coll) e chi prende il bonus partite iva, ma non dei percettori di pensione, che invece sono stati ammessi.

 

Insomma la legge regionale era diretta alle povertà emergenti ma andrà a sostenere le vecchie povertà, non senza tenere conto, tuttavia, che queste famiglie non sempre hanno un conto corrente, non sempre hanno la possibilità di accedere a una giusta informazione sul bando, perché non tutti hanno un accesso a internet e sono capaci di scansionare la documentazione e inoltrarla in via telematica. Anche per questo, individuati i destinatari, era il caso di ricorrere ai Comuni che hanno conoscenza del territorio e potevano aiutare i nuclei beneficiari a fare domanda, com’è accaduto con i fondi governativi. Ma la Giunta Marsilio, inebriata dagli slogan della Meloni, ha scelto di sfidare il Governo e gestire tutto da sola, regalando tempi lunghi e procedure complesse a chi ha bisogno di mangiare oggi e non a maggio”.